Case in via Galanti: contestata l’associazione per delinquere
La Digos di Benevento con due operazioni parallele, ha sequestrato presso il Settore Urbanistica del Comune di Benevento e la Regione Campania, gli atti relativi al Piano di Recupero di via Galanti e alla Spina Commerciale di via Napoli.
Sono stati inoltre notificati 7 avvisi di Garanzia per Associazione per Delinquere, Falso e Truffa aggravata.
Precise e dettagliate le informazioni fornite da Il Sannio Quotidiano con due articoli che si riportano.
A seguire, si trascrivono i due Dossier di “altrabenevento” sul Programma di Recupero Urbano del Rione Libertà.
IL SANNIO QUOTIDIANO del 28-02-2006
Alloggi via Galanti, sequestri e indagati
Sette avvisi di garanzia per tecnici, imprenditori, dirigenti e funzionari di Palazzo Mosti
Hanno sequestrato tutta la documentazione sulla scorta di un decreto firmato dal sostituto procuratore Francesco De Falco. Blitz, ieri mattina, degli agenti della digos negli uffici del Settore edilizia pubblica abitativa della Regione, al Centro Direzionale di Napoli, ed in quelli dell’Urbanistica del Comune di Benevento, in via del Pomerio. Una presenza, quella degli investigatori del vicequestore Luciano Soricelli, che non è naturalmente passata inosservata. Nel mirino, il Piano di recupero di via Galanti, compreso nel Piano di recupero del rione Libertà.
Sette le persone destinatarie di un avviso di garanzia: Maurizio Triola, cinquantuno anni, e la moglie, Maria Rosaria Di Biase, quarantanove anni, di Napoli, amministratori, rispettivamente, della ‘Conca scarl’ e della ‘Orec scarl’, le due imprese impegnate nella costruzione degli alloggi; Giovanna Iannelli, cinquant’anni, all’epoca dei fatti responsabile del procedimento per l’attuazione del Piano di recupero di via Galanti; Francesco Cassano, cinquantaquattro anni, dirigente del Settore Urbanistica del Comune; Nicola Boccalone, quarantasei anni, direttore generale del Comune; Sergio Moleti, cinquantanove anni, direttore dei lavori per la realizzazione degli appartamenti da parte della ‘Conca’, Filippo Serino, cinquantadue anni, all’epoca funzionario del Settore Urbanistica, nonché coordinatore Uoc del Comune. Sia Iannelli che Serino, entrambi architetti, non lavorano in città da qualche anno: la prima è dirigente della Provincia di Campobasso, l’altro dell’Asl di Caserta.
Le ipotesi di reato: associazione per delinquere, falso in scrittura privata, truffa e tentata truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Gli indagati sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Roberto Prozzo, Federico Paolucci e Mario Chiusolo.
Il provvedimento del dottore De Falco è stato adottato nell’ambito di un’inchiesta, che inevitabilmente farà rumore, allorchè si è ritenuto necessario dover procedere al sequestro di tutta la documentazione, sia finanziaria che tecnica, relativa alla procedura per la concessione dei contributi regionali erogati o da erogare in favore della ‘Orec’ e della ‘Conca’ in materia di edilizia agevolata per l’intervento edificatorio del Programma di recupero urbano del rione Libertà, in cui rientra, appunto, il Piano di via Galanti. Gli inquirenti ipotizzano che l’attività degli indagati sarebbe stata finalizzata non solo ad ottenere l’erogazione di esborsi di denaro pubblico senza – sostiene la procura – i necessari presupposti di legittimità, ma anche ai danni dei soggetti privati prenotatari degli alloggi realizzati dalla Conca solo in minima parte nonostante gli anticipi versati.
Una vicenda, quella delle case di via Galanti, che si trascina da tempo, scandita da innumerevoli polemiche politiche e anche da un episodio rimbalzato all’onore delle cronache il venti dicembre dello scorso anno, quando Triola e la moglie erano stati aggrediti e feriti da un perito tecnico capo della polizia che, dopo aver rinunciato all’acquisto della casa, aveva chiesto la restituzione dell’anticipo contestualmente al versamento dello stesso importo da parte della persona che subentrava al suo posto. Una richiesta alla quale Triola aveva risposto negativamente, spiegando che sarebbe stato possibile riavere i soldi dopo alcuni passaggi burocratici.
IL SANNIO QUOTIDIANO del 28-02-2006
Costi lievitati e indici Istat, le denunce di ‘Altrabenevento’
“Egregio cliente, come certamente a vostra conoscenza, la società ha subito nell’ultimo periodo, successivo ad un increscioso e violento episodio che ha coinvolto personalmente l’amministratore, duri ed ingiustificati attacchi dalla stampa locale e da ultimo anche dalla magistratura”. Sono queste le prime righe di una missiva inviata dalla Con.Ca., lo scorso 18 gennaio, agli acquirenti dei lotti E/F/G di via Galanti, oltre che al sindaco D’Alessandro e all’assessore Petrucciano. La lettera fu resa pubblica nel corso della presentazione dell’ultimo dossier dedicato al Pru del Rione Libertà e realizzato da ‘Altrabenevento’. Il ‘gruppo di lavoro per la città sostenibile contro il malaffare’ promosso da Verdi, Slai Cobas, Giovani Comunisti, Codacons, e Osservatorio sulla legalità e questione morale, ha dedicato alla vicenda due dossier oltre a numerose iniziative. Nel corso delle manifestazioni pubbliche, il gruppo coordinato da Gabriele Corona ha evidenziato diverse (presunte ndr) incongruenze registrate nell’iter del Piano di recupero ed in particolare degli alloggi di via Galanti.
Tra le altre cose, più volte è stato sottolineato l’aumento dei costi previsti per la costruzione delle case: “Questi alloggi – si leggeva in un documento presentato alla stampa – sono costati 22mila euro in più rispetto a quanto concordato. Eppure la Convenzione firmata il 4/8/2000 e rinnovata il 24/7/2003 prevede che nel caso di cessione degli alloggi ad un prezzo superiore a quello stabilito di lire 1.160.000 al mq, il Comune può addirittura applicare una consistente penale pari al prezzo dell’alloggio stesso”. La prevista penale, però, non è mai stata applicata. Ma i dubbi sollevati partono praticamente in contemporanea all’affidamento dell’appalto: gara per la costruzione di circa 110 alloggi, alla quale partecipò solo una società, la Con.Ca. Ancora, dalle indicazioni previste dal bando si discostò notevolmente la proposta della società di Triola, ad esempio: invece che i circa 5 miliardi previsti quali oneri per opere di urbanizzazione ed espropri, la Con.Ca. preventivò interventi per meno della metà (2.204.000.000 di lire). I ritardi nella realizzazione degli interventi, poi, spinsero il responsabile comunale del procedimento a chiedere la rescissione del contratto tra il Comune e la Con.Ca. In una lettera inviata tra gli altri a Cassano, D’Alessandro e Petrucciano, il dipendente comunale ricordava che: “La Con.Ca. al momento dell’inizio dei lavori, prestò polizza fidejussoria a garanzia dell’esecuzione dell’intero intervento, per l’importo di 12,7 miliardi… la predetta polizza, non solo è scaduta, già alla data del 4/4/2003, ma è da considerarsi come mai stipulata”. Ma critiche e dubbi sono stati sollevati anche su aspetti ‘minori’ della vicenda. Tra i più importanti contenuti nei dossier di ‘Altrabenevento’, l’utilizzo di alcuni indici Istat per la rivalutazione dei costi di costruzione: parametri che non sarebbe stato lecito utilizzare in relazione ai tempi previsti per la ultimazione degli alloggi. L’aggiornamento dei costi, infatti, sarebbe consentito per opere da realizzare nell’arco di almeno un biennio: inferiore, invece, era la previsione avanzata dai diretti interessati.
IL MATTINO 28/02/2006
Il caso degli alloggi di via Galanti al rione Libertà fa scattare un primo provvedimento della Procura
Edilizia, sette avvisi di garanzia
Destinatari il direttore generale del Comune e alcuni tecnici e responsabili della Con.Ca
Sette avvisi di garanzia per gli alloggi realizzati in città a via Galanti dalla società Con.Ca. I provvedimenti sono stati notificati ieri mattina da agenti della Digos al direttore generale del Comune Nicola Boccalone, a Francesco Cassano dirigente del settore urbanistica del Comune, a Filippo Serino (all’epoca dei fatti responsabile del procedimento ora all’Asl di Caserta), a Giovanna Iannelli (anche lei all’epoca al Comune ora in servizio presso un ente locale di altra regione), a Sergio Moleti, un ingegnere che ha operato per conto dell’impresa Con.Ca. Avvisi di reato inoltre ai titolari della Con.Ca., l’architetto Maurizio Triola, e alla moglie Maria Rosaria De Biase, titolare della Orec, le due ditte che si sono aggiudicate gli appalti. Negli avvisi di garanzia emessi dal sostituto procuratore Francesco De Falco s’ipotizza l’associazione a delinquere, la truffa e la falsità, il tutto per conseguire erogazioni pubbliche, in assenza dei requisiti. Gli agenti della Digos hanno anche proceduto al sequestro di documenti sia a Napoli, presso gli uffici della Regione al centro direzionale, che in città presso l’ufficio tecnico del Comune. Un provvedimento quello degli avvisi di garanzia che giunge dopo primi accertamenti svolti appunto dalla Digos che ha raccolto alcuni esposti. Ne è scaturita un’informativa alla Procura e da qui altre indagini. L’intervento edilizio da realizzare in Via Galanti, è inserito nell’ambito del Piano di recupero urbano di rione Libertà promosso dal Comune di Benevento. L’amministrazione comunale, si era nel 2000, affidò alla società consortile Con.Ca di Napoli l’incarico di realizzare 72 alloggi con servizi ed opere di urbanizzazione. All’atto della prenotazione, i cittadini che da tempo aspiravano ad acquistare un appartamento in proprietà, versarono alla società Con.Ca. e a una società ad essa collegata, un acconto considerevole nella speranza di venire in possesso dell’abitazione in tempi ragionevoli. La convenzione firmata tra il Comune di Benevento ed il legale rappresentante della società Con.Ca il 4 agosto 2000, prevedeva l’ultimazione dei lavori entro la scadenza di 18 mesi, poi prorogata di altri 18 mesi e quindi fino al termine dell’anno 2003. Tale termine, però, è scaduto e non tutti gli alloggi sono stati assegnati. Su questa vicenda nei mesi scorsi ci sono state interrogazioni da parte di consiglieri comunali, che hanno recepito le proteste di alcuni assegnatari che non hanno ancora ricevuto gli alloggi.
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Dossier: Il Programma di Recupero Urbano del Rione Libert�
Il P.R.U. del Rione Libertà è nato nel 1995 ed è stato più volte presentato come una dimostrazione delle capacità progettuali ed amministrative delle Giunte Viespoli e D’Alessandro.
Ad oggi, cioè dopo 10 anni dalla prima Delibera e dopo 5 anni dall’Accordo di Programma definitivo firmato tra Comune di Benevento e la Regione Campania, i lavori per molti dei progetti previsti non sono ancora stati avviati ed altri sono bloccati.
Nella scheda che segue sono indicati i progetti, i finanziamenti e lo stato di attuazione.
Si nota subito che vi è un progetto mancante rispetto a quelli indicati nella delibera di Giunta Comunale n. 422 del 29/7/1999 con la quale si definivano gli interventi da realizzare sia con i finanziamenti pubblici che con quelli privati. Si tratta del Progetto per “24 alloggi di Edilizia Sovvenzionata” cioè interamente finanziati dalla Regione Campania e da costruire a cura del Comune di Benevento sull’area posta dietro la chiesa San Modesto.
Il 15 febbraio 2000 la Giunta Comunale approva il Progetto Definitivo dei “24 alloggi pubblici” prendendo atto che già dal 8/4/1999 la Regione Campania ha concesso al Comune di Benevento il finanziamento di £ 4.822.300.000ne, ma quel Progetto non compare nell’Accordo di Programma firmato con la Regione il 7 aprile 2000, cioè dopo 2 mesi dall’approvazione del Progetto Definitivo.
Torneremo sul “mistero “ dei “24 alloggi” finanziati e mai realizzati.
Vediamo gli altri progetti:
Progetto Soggetto Attuatore Finanziamento Tipo Finanziamento Stato di Attuazione
Potenziamento via Appia Comune Benevento £. 1.000.000.000 Delibera G.R. 8507/95 Non iniziato
Sottopasso Madonna della Salute Comune Benevento £. 300.000.000 Delibera G.R. 8507/95 Finito
Ammodernamento Campo sportivo Meomartini Comune Benevento £. 1.150.000.000 Delibera G.R. 8507/95 Finito
Ammodernamento aree limitrofe Stadio Meomartini Comune Benevento £. 1.850.000.000 Delibera G.R. 8507/95 Finito ?
Asse collegamento Rione Libertà – Imeva Comune Benevento £. 3.857.800.000 £. 2.142.200.000 Delibera G.R. 8507/95 Mutuo Cassa DD.PP. Non Iniziato Mutuo non perfezionato
Parco Verde Comune Benevento £. 1.200.000.000 £. 4.720.000.000 Delibera G.R. 8507/95 Mutuo Cassa DD.PP. Avviato
Verde attrezzato via Napoli Comune Benevento £. 2.000.000.000 Mutuo Cassa DD.PP * Non avviato
Piste Ciclabili Comune Benevento £. 120.000.000 Mutuo Cassa DD.PP * Non avviato
Prolungamento Via Mulini IACP £. 1.290.000.000 Mutuo Cassa DD.PP: Lavori in corso
Lungo fiume Boulevard Comune Benevento £. 2.200.000.000 Mutuo Cassa DD.PP Lavori in corso
Lungo Fiume via Galanti Comune Benevento £. 590.000.000 Mutuo Cassa DD.PP Avviato esproprio
Lungo Fiume S. Maria degli Angeli IACP £. 4.191.000.000 I.A.C.P. Finito
Spina Commerciale PARTENOPE £. 15.246.115.000 Privato ma ASL £. 9.232.300.000 Parte fondazioni
Recupero via Galanti CON.CA £. 12.699.000.000 PRIVATI Bloccato
Servizi Santa Colomba Coop. Costruzioni £. 11.648.177.000 “PRIVATI” ma tutti a carico PROVINCIA Finito
Mercatino rionale ??? £. 7.306.000.000 Privati Non avviato. non inserito nel P.A.C.
* paghiamo inutilmente l’ammortamento.
Nella Tabella riassuntiva sono indicati altri progetti non realizzati.
Il Potenziamento di Via Appia, cioè i marciapiedi a San Vito finanziati dalla Regione da molti anni; il nuovo Ponte sul fiume Sabato, più volte annunciato da De Minico e non realizzato per un mutuo non perfezionato; Verde Via Napoli, cioè l’abbattimento dei locali commerciali che potrebbero essere collocati in una struttura che li armonizzi architettonicamente (in questo caso c’è un mutuo che non serve e per il quale il Comune già paga le rate di ammortamento. Non si poteva usare questo finanziamento per il Ponte?); Le Piste ciclabili; il Mercatino Rionale, progetto ad intervento privato già assegnato ad una società che si era già accollata la spesa, ma non realizzato perchè non inserito nel P.A.C. Piano Attuativo del Commercio.
Torneremo prossimamente sulla mancata realizzazione di questi progetti e sulla costruzione della Piazza Attrezzata S. Colomba, progetto realizzato da un privato ma con finanziamenti pubblici.
Con questo documento concentriamo l’attenzione su due progetti certamente tra i più controversi: La “Spina Commerciale e dei Servizi” e il “Piano di Recupero di Via Galanti.”
“ LA SPINA COMMERCIALE E DEI SERVIZI”
La Spina Commerciale e dei Servizi è un progetto che prevede una struttura di cemento armato lunga 450 metri per 17.000 metri cubi di cemento da realizzare tra le due chiese.
Il Piano Particolareggiato prevedeva verde pubblico, botteghe, uffici e servizi. Il Bando Pubblico per la individuazione del Soggetto privato che avrebbe dovuto realizzare i servizi, prevedeva “attrezzature commerciali … in sostituzione dei locali commerciali oggi posti su Via Napoli, di cui si prevede la demolizione per la creazione di aree a verde. La Spina….. potrà comprendere parcheggi interrati, uffici, negozi, spazi per attività socio-culturali e ricreative…”
Il Bando precisava che si tratta di una area urbanisticamente indicata come F1/Z cioè “attrezzature e servizi pubblici di interesse locale ….attrezzature scolastiche ( asili nido, scuole materne, scuole dell’obbligo); attrezzature di interesse comune (religiose, culturali, sociali, amministrative, di servizio) e delle attrezzature sportive”.
Alla scadenza del Bando Pubblico Concorrenziale per la scelta del soggetto privato che con propri capitali avrebbe dovuto realizzare le attrezzature e i servizi, pervenne al Comune una sola offerta da parte di una A.T.I. Associazione Temporanea di Imprese napoletane, costituita dalla Castaldi Costruzioni, dal Consorzio Lavoro Patria e Famiglia e dalla Anacapri Costruzioni.
Evidentemente non vi erano altri imprenditori che trovassero conveniente investire £. 6.216.000.000 per realizzare Botteghe, Uffici e Servizi non meglio specificati da vendere ad altri privati.
Ma la proposta presentata dalla ATI Castaldo non si limita all’intervento previsto dal Bando. Il progetto presentato il 28 ottobre 1999 prevedeva infatti un investimento di circa £. 15.000.000.000 per la costruzione di Botteghe Commerciali in sostituzioni dei locali attuali di via Napoli e poi la Realizzazione di una grande struttura da destinare a sede distrettuale della ASL. Nel preliminare e nel Bando non vi era traccia di sede ASL e neppure di Attrezzature Sanitarie che sono invece previste nella zone F1/T cioè quelle per Servizi territoriali e non zonali. Da dove è spuntata l’idea della sede ASL?
Nel progetto presentato dalla ATI Castaldi, si fa riferimento ad un protocollo di intesa firmato dal Comune e dalla Asl per la localizzazione di una nuova sede al Rione libertà. Ma questo protocollo è datato 21 settembre 1999, cioè 2 mesi dopo la pubblicazione del Bando Concorrenziale e quindi il Comune avrebbe dovuto pubblicizzare adeguatamente la nuova condizione, cioè la possibilità di realizzare una struttura di fatto già venduta ad un ente pubblico. Questo avrebbe potuto determinare l’interesse di altri imprenditori. E comunque la ASL per dotarsi di una nuova sede avrebbe dovuto procedere ad una regolare gara di appalto con offerte a ribasso, come chiarisce la Regione Campania con la Delibera n. 8507 del 22 dicembre 1995 pubblicata sul BURC del 22 gennaio 1996, con la quale si fornivano indicazioni per la redazione dei Bandi Pubblici Concorrenziali relativi alla realizzazione dei Programmi di Recupero Urbano.
La ASL, inoltre, non avrebbe dovuto concordare l’acquisto di una struttura ancora da realizzare perché, come chiarisce il dott. Fraticelli dell’ARSAN, l’ente regionale di controllo sulla Sanità, nella Conferenza dei Servizi del 5 maggio 2003, “le ASL possono procedere legittimamente all’acquisto di immobili che risultano realizzati ed idonei all’uso” . Ma quell’immobile non esiste ancora oggi, come ha fatto la ASL a concordarne l’acquisto nel 1999?
Il Progetto presentato dalla ATI Castaldo non risulta conforme agli strumenti Urbanistici. L’area di intervento è una F1/Z, cioè attrezzature e servizi zonali e non F1/T cioè servizi Territoriali, come erroneamente indicato nel Certificato dell’Ufficio Tecnico. Ma solo le F1/T prevedono le Attrezzature sanitarie. Infine si sottolinea che i suoli ceduti dal Comune di Benevento alla società Partenope costituita da Castaldi e Consorzio Lavoro-Patria e Famiglia, a differenza di quanto indicato nella Convenzione firmata il 27/9/2000 non erano, e non sono ancora, di proprietà del Comune perché non sono stati mai formalmente ceduti dallo IACP.
La Concessione Edilizia è stata firmata a novembre 2000 ma ritirata a marzo 2004 e quindi è da considerare decaduta.
Dopo il violento e frettoloso abbattimento degli alberi sono stati realizzati alcuni lavori per le fondazioni ma di fatto il cantiere è bloccato da molto tempo.
“PIANO DI RECUPERO DI VIA GALANTI”
L’area è fortemente degradata e già nel 1990 era stato definito un progetto di intervento.
Il Progetto preliminare e il Bando Pubblico Concorrenziale del luglio 1999, prevedevano la possibilità per i privati di realizzare 72 alloggi di edilizia residenziale con il contributo della Regione Campania da vendere liberamente e opere di urbanizzazione da consegnare al Comune (strade, impianti elettrici, idrici, fogne, piazze, parcheggi verde pubblico,ecc.). Anche in questo caso al Comune perviene una sola proposta questa volta dalla società CON.CA. che però è costituita sempre da Castaldi e Consorzio Lavoro- Patria e Famiglia. L’amministratore unico è lo stesso amministratore della Partenope interessata a realizzare la Spina Commerciale e dei Servizi.
Anche in questo caso nessun altro imprenditore trova vantaggiose le indicazioni contenute nel bando che prevedono a carico del privato:
£.2.725.000.000 per acquisizione di aree e fabbricati da demolire; £.2.225.000.000 per opere di urbanizzazione da cedere al Comune.
Ma nella proposta presentata dalla CON.CA. le condizioni sono diverse: le opere di Urbanizzazione si limitano a £. 1.404.000.000 e per gli espropri è prevista la spesa di soli £. 800.000.000 anziché £.2.725.000.000 In effetti la CO.NCA. non prevede l’esproprio della parte più consistente, quella che riguarda anche il palazzo del panificio dove doveva sorgere una piazza a cura del privato. Nel piano di esproprio non è previsto neppure l’abbattimento della casetta che ostruisce il comodo accesso a via Galanti.
Secondo le condizioni poste dalla Regione Campania con al Delibera 8507 del 22/12/1995 il privato interessato alla edificazione avrebbe dovuto essere proprietario dei suoli o averne una piena disponibilità, invece nel bando del Comune fu prevista anche la possibilità di espropriare per conto del Comune. Questa possibilità è stata dichiarata illegittima dal TAR Campania che ha accolto il ricorso di alcuni proprietari dei suoli.
Nonostante questo il Comune ha consentito alla CON.CA. di continuare l’intervento perché i suoli sono stati occupati dal Comune stesso e messi a disposizione del Consorzio napoletano.
Dopo 5 anni, però, sono stati realizzati solo la metà circa degli appartamenti previsti, non sono state realizzate opere di Urbanizzazione ed è aumentato il degrado per la presenza del cantiere bloccato.
L’Assessore all’Urbanistica del Comune, Fernando Petrucciano attribuisce il ritardo alla vertenza per l’esproprio dei suoli ma il geometra comunale Responsabile del Procedimento è di diverso avviso e chiede per 2 volte la rescissione del contratto tra il Comune e la CON.CA, proprio a causa dei ritardi accumulati e delle inadempienze della società.
Un altro motivo di conflitto si è determinato per la vendita degli alloggi dei lotti E-F-G realizzati e venduti senza i servizi sufficienti e senza gli allacci dell’acqua e dell’energia elettrica.
Peraltro quelli alloggi sono costati 22.000 EURO in più rispetto a quanto concordato. Eppure la Convenzione firmata il 4/8/2000 e rinnovata il 24/7/2002 prevede che nel caso di cessione degli alloggi ad un prezzo superiore a quello stabilito di £. 1.160.000 al mq, il Comune può addirittura applicare una consistente penale pari al prezzo dell’alloggio stesso. A complicare la questione ci si mette una Cooperativa di abitazione, la O.RE.C. di Napoli che fa firmare gli atti di prenotazione degli alloggi, ma è un soggetto giuridico assolutamente diverso dalla CON.CA. che ha titolo a realizzare l’intervento.
Ora sono ripresi i lavori per il lotto H, e sono finalmente cominciati quelli per il lotto C-C1-D ma intanto la Concessione Edilizia è scaduta. Per i lotti M ed N non si intravede ancora una soluzione ed anzi la situazione si è complicata. Infatti con le Delibere di n.14 e n. 15 del 28 marzo 2003, il Consiglio Comunale su proposta dell’Ufficio Tecnico, decideva di realizzare con ulteriori finanziamenti concessi dalla Regione Campania, quella Piazza che il privato avrebbe dovuto realizzare a sua cura e spesa, come previsto dal preliminare, e poi una Area Attrezzata sui suoli dove era prevista la edificazioni degli edifici del lotto M ed N con porticato e giardini sempre a cura e spesa del privato. Pertanto per questi due edifici sono stati individuati altri suoli vicino al fiume e sull’area dei famosi “24 alloggi pubblici” finanziati interamente dalla Regione il cui progetto è sparito dall’elenco degli interventi previsti dal Piano di Recupero Urbano del Rione Libertà.
Insomma i suoli che la CON.CA. avrebbe dovuto acquistare per costruire i 24 appartamenti privati nei lotti M ed N, ora dovrebbero essere espropriati dal Comune per fare l’Area Pubblica Attrezzata, mentre i suoli da espropriare per costruire i “24 alloggi pubblici” dovrebbero essere acquistati dalla Conca a prezzo di mercato.
Benevento, 5 novembre 2005
altrabenevento
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ALTRABENEVENTO
Gruppo di lavoro per la città sostenibile contro il malaffare
presso Codacons, via Martiri d’Ungheria, 13 – BENEVENTO
Sabato 11 Febbraio 2006 – ore 10.30
Sala Parrocchiale – Chiesa di San Modesto
Il Programma di Recupero Urbano del Rione Libertà dopo la presentazione del Dossier del 5 novembre
La presentazione del Dossier sullo stato di attuazione del Programma di Recupero Urbano del Rione Libertà ha procurato molte reazioni e qualche inevitabile polemica. I consiglieri comunali della Margherita, DS, Udeur hanno presentato tre distinte interrogazioni; i consiglieri regionali del Partito della Rifondazione Comunista hanno interrogato l’Assessore Regionale alla Sanità sulla mancata realizzazione della sede ASL; il senatore Formisano di Italia dei Valori, ha chiesto l’intervento del Ministro della Salute sullo stesso argomento.
Il Sindaco di Benevento si è limitato ad attaccare “altrabenevento” e l’Assessore Regionale all’Urbanistica che pretende di capire come mai non sono stati avviati in tempo diversi progetti da tempo finanziati.
Finora le uniche risposte ufficiali sono quelle fornite, dopo varie insistenze, dall’Assessore all’Urbanistica del Comune, Fernando Petrucciano ai consiglieri interroganti.
Petrucciano sostiene che i progetti relativi alla realizzazione dei marciapiedi in via Napoli (contrada San Vito) non sono stati realizzati per la mancata declassificazione della Appia da strada statale a strada comunale; i lavori per le Piste ciclabili ritardano per problemi della ditta e il Mercato di Santa Colomba non rientra nel Piano Attuativo del Commercio. .
L’Assessore all’Urbanistica non spiega in alcun modo perchè non sono stati avviati i lavori per la realizzazione del nuovo ponte Rione Libertà-Torre della Catena.
Inoltre Petrucciano sostiene che le due Piazze previste in via Galanti non sono state realizzate perché l’Assessore Regionale all’Urbanistica, Gabriella Cundari (Verdi) non ha ancora firmato la proroga dell’Accordo di Programma e questo impedirebbe, sempre secondo Petrucciano, di realizzare gli alloggi dei lotti M-N.
L’Assessore comunale all’Urbanistica non dice, però, che l’Accordo di Programma firmato dal Comune e dalla Regione il 7 aprile 2000 prevedeva la immediata cantierabilità dei lavori e quindi non si comprende affatto come abbia fatto il Comune a non accorgersi della incompatibilità del Mercato Santa Colomba con il PAC e perchè la declassificazione dell’Appia sia avvenuta solo dopo l’apertura dell’Ipermercato a San Vito.
I finanziamenti per la realizzazione delle due Piazze a via Galanti sono stati concessi dalla Regione Campania ad ottobre 2001 ma il Comune solo nel 2003, quindi dopo 2 anni, ha approvato i progetti preliminari e non ha ancora provveduto ad approvare i progetti definitivi ed esecutivi. L’Accordo di Programma Comune- Regione è scaduto il 7 aprile 2002 e poteva essere prorogato solo per 1 anno, ma il Comune di Benevento ha presentato la richiesta alla fine del 2004.
Anche la variante urbanistica per lo spostamento dei lotti M-N è stata approvata nel 2003 e presentata alla Regione nel 2005, dopo 3 anni dalla scadenza dell’Accordo di Programma. Evidentemente non ci sono responsabilità da attribuire all’Assessore Cundari nominata nel giugno 2005.
Ora è necessario definire un nuovo Accordo di Programma chiarendo i motivi della mancata completa attuazione di quello scaduto e riavviando l’iter amministrativo con una nuova decisione del Consiglio Comunale che fin d’ora, nel fornire orientamenti all’Ufficio, deve prendere atto che la Concessione Edilizia per la Spina Commerciale è decaduta perchè i lavori non sono cominciati prima della scadenza dell’Accordo di Programma.
Occorre definire una nuova soluzione per la sede ASL. I box commerciali di via Napoli non devono essere abbattuti e bisogna indire un Concorso di progettazione per la loro riqualificazione.
Petrucciano a proposito della mancata realizzazione dei 24 alloggi, sostiene, sorprendentemente, che è scaduto il termine di 1 anno previsto dalla delibera di G.C. n. 96 del 2000 per l’esproprio del terreno, ma egli si sbaglia. Quella delibera approvava il progetto “definitivo” ma il termine di scadenza di 1 anno si riferisce al progetto “esecutivo” che non è stato ancora approvato.
Ancora più gravi sono le dichiarazioni dell’Assessore comunale all’Urbanistica a proposito dei maggiori costi per rivalutazione ISTAT e maggiori costi di acquisizione del terreno che assommano a circa 12.000 euro che la soc.CON.CA. pretende dagli assegnatari degli alloggi.
Tali pretese sono, invece, assolutamente immotivate!. L’indice ISTAT per il Costo della Vita non si applica alla prima Cessione ma solo a quelle successive e quindi non può essere richiesta ai prenotatari da parte del costruttore. La possibilità di richiedere una integrazione sul prezzo di vendita dell’appartamento per maggiore costo per l’acquisto dei terreni (tutto da dimostrare) è previsto da una bozza di Convenzione approvata dal Consiglio Comunale nel marzo 2003, ma quella Convenzione non è mai stata firmata. Pertanto quella richiesta è palesemente arbitraria e illegittima.
11 Febbraio 2006.
altrabenevento