La Rete Sociale ricorda le proteste degli ammalati psichici e dei medici per i pasti immangiabili.
Comunicato del 28 aprile della ‘Rete sociale’ associazione dei familiari delle persone con disagio psichico.
Il video di Altrabenevento riattizza il fuoco dello “scandalo Ristorò”: la ditta che da anni fornisce i pasti a mense scolastiche e strutture sanitarie, grazie a un maxi appalto “succulento”… solo per chi se lo è aggiudicato.
Infatti, l’inchiesta e il video di Altrabenevento avvalorano le lamentele di alunni, anziani e malati psichici sulla “scarsa appetibilità” dei pasti forniti, e le proteste di genitori, medici e associazioni come la nostra che, su questo blog il 5 febbraio 2013 denunciavamo: “Tubetti al sugo di pomodoro diventati molli come gelatina e grandi come noci, per colpa del tempo trascorso e del lungo viaggio: cucinati di mattina nella zona industriale di Ponte Valentino, arrivano sulle tavole di chi deve mangiarli dopo troppe ore e troppi chilometri per essere ancora gustosi. Qualcuno li butta via, qualcun altro, non avendo alternativa, li inghiotte pensando che sono immangiabili. Del resto, basta guardare le foto della dimensione del “tubetto” in uno squallido recipiente di plastica per intuirne il sapore…”. Oggi queste e altre foto (vedi il blog ilenziolibianchi) – insieme ai documenti riportati qui e sul sito di Altrabenevento – denunciano ciò che la magistratura sta accertando: cioè, che le lamentele per un “cibo immangiabile” dovevano essere adeguatamente verificate, prima di essere soffocate o liquidate con “ragioni economiche” quali: “… accentrare tutto il servizio nelle mani di un’unica ditta, consente di risparmiare”. Una risposta che definimmo nel 2013 “emblematica della stupidità e dello spreco di soldi da parte di chi gestisce la sanità pubblica …” e che oggi trova conferma nelle prove raccolte da Altrabenevento.
La prima verità che emerge da questa inchiesta, infatti, è l’assurdità di un capitolato d’appalto che non tiene conto della realtà territoriale, nè della soddisfazione del “cliente-paziente”. Per cui, con l’organizzazione attuale della Ristorò, le condizioni contrattuali non possono essere – e non sono state – rispettate. A cominciare dalle clausole sul tempo di consegna dei pasti: non più di 30 minuti dalla preparazione delle pietanze. In realtà, ci vorrebbero almeno il doppio degli autisti e dei mezzi di trasporto per riuscire – partendo contemporaneamente verso le sedi di consegna a Morcone, Molinara, S. Bartolomeo in Galdo, Puglianello e Bucciano – a recapitare ogni giorno, in mezz’ora, il pranzo e la cena: oltre alla merenda prevista dal contratto, ma non consegnata.
E poiché, come scrivevamo allora: “qui non si tratta dell’appalto della lavanderia, ma di un servizio che dovrebbe avere come caratteristica fondamentale il “gradimento” di chi ne usufruisce”, viene fuori dal video di Altrabenevento una seconda verità. Cioè: se il medesimo pullmino va a fare le consegne “sballonzolando” per ore pastina o fettine di maiale, è prevedibile che quel cibo perda il suo requisito fondamentale, il gusto, stravolgendo la finalità stessa dell’appalto.
Per un ente pubblico responsabile di fornire pasti a bambini, anziani e malati, infatti, la “gradevolezza” del cibo è una condizione importante non meno di altre norme igieniche o alimentari. Perché una pietanza senza sapore, è come un quadro senza colori o un concerto senza sonoro: è un’altra cosa… Per cui, se i soldi impegnati dalla Sanità consentono di somministrare “roba” dal sapore indefinito o sgradito, questo non equivale a risparmio, ma a soldi buttati.
La terza verità emersa dall’inchiesta, però, è la più grave: perché se un bambino può colmare le carenze alimentari e organolettiche della mensa scolastica con pasti saporiti, consumati nel calore della propria famiglia almeno di sera e durante le vacanze, per i “lungo degenti” anziani e malati mentali, invece, quei pasti “disumani” in vaschette di plastica monouso, sono un incubo senza fine: perché vengono riproposti 2 volte al giorno, nei festivi e nei feriali, per 365 giorni all’anno, fino a che morte non li separi! Un supplizio che “avvelena” la loro vita, non solo in senso metaforico. Perché la mancanza delle sostanze nutritive contenute in un cibo sano e fresco – fra l’altro, facile da reperire a Morcone e Puglianello “a chilometro zero” – è dannosa sia per il fisico debilitato di anziani e malati, sia per il loro equilibrio psicologico: la privazione, infatti, del “piacere della Tavola” – uno dei piaceri fondamentali per ogni essere umano e uno dei pochi rimasti a chi non ha l’età e la possibilità di procurarsene altri – oltre che un danno, è una cattiveria ingiustificabile e inaccettabile.
Perciò, proprio per evitare questo supplizio, i primari della Salute Mentale di Morcone e Puglianello avevano ideato il Progetto Terapeutico “Cotto e Mangiato” : un laboratorio di cucina portato avanti da pazienti e operatori (già descritto in questo blog). Quelle che seguono sono, appunto, le immagini della serata inaugurale nel ristorantino di Morcone in cui tutti insieme – medici e pazienti, dirigenti e operatori – brindano all’iniziativa che nei giorni successivi (come si vede nel successivo blocco di foto) entra a fare parte della “vita quotidiana” di pazienti e operatori di Morcone.