De Girolamo non indagata, Procura della Repubblica impaurita, secondo la Stampa.
Da La Stampa del 13/01/2014 –
“Lavori di ristrutturazione abusivi” Il bar della cugina verso la chiusura
Il locale nell’ospedale di Benevento fu oggetto delle presunte pressioni fatte dal ministro De Girolamo
di Guido Ruotolo – inviato a Benevento
Il sindaco Fausto Pepe anticipa: «Molto probabilmente domani mattina (stamani, ndr) firmerò una ordinanza di chiusura del bar. Abbiamo accertato che sono stati eseguiti lavori abusivi in assenza di un parere della Sovrintendenza. I gestori del bar avevano presentato una autocertificazione infondata, che sarà posta all’attenzione della Procura della repubblica per gli evidenti profili penali».
Un brutto colpo per il ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo. Il bar della cugina, aperto nella struttura ospedaliera del Fatebenefratelli, stava molto a cuore alla futura ministra. In uno scampolo di discussione registrata da un indagato, Felice Pisapia, a casa del padre della ministra, Nunzia De Girolamo non è stata tenera: «Stronz.. quelli del Fatebenefratelli… facciamogli capire che un minimo di comando ce l’abbiamo… mandagli i controlli e vaffanc…».
Ora, tutte le pieghe della vicenda sono al vaglio della magistratura. E c’è da scommettere che le sorprese, nella prossime ore, non mancheranno. Se a Roma la «politica» prova a difendere la ministra denunciando le registrazioni delle riunioni come un atto abusivo e illegale (ministro Alfano), e comunque annunciando (Nunzia De Girolamo) che (la ministra) non è indagata, negli studi legali di Benevento, affollati anche di domenica mattina, si fa spallucce. Non convince la linea Maginot tracciata dalla difesa De Girolamo.
«Non è una intercettazione abusiva – sostiene l’avvocato Enzo Regardi – ma una registrazione di una conversazione tra presenti ed è uno strumento di prova». Tredici pagine, quelle depositate (per errore) dalla Procura. L’avvocato Regadi che difende il principale indagato della inchiesta su una serie di truffe all’Asl di Benevento, Felice Pisapia, capo Servizio bilancio della Asl cittadina, domani depositerà al Riesame di Napoli, competente per decidere sulle misure cautelari personali, altre quattrocento pagine di trascrizione di due riunioni a casa del padre della ministra De Girolamo, presenti i vertici della Asl, la futura ministra, i suoi collaboratori.
Esplicita criticamente il gip Flavio Cusani: «Dall’esame del fascicolo trasmesso dal pm, emerge che non tutti gli atti di indagine risultano essere stati trasmessi a questo gip con la richiesta in esame, avendo il pm provveduto a tenerne riservati alcuni (di cui è rimasta però traccia fra gli atti trasmessi), evidentemente non strettamente conferenti ai fatti per i quali richiede l’applicazione di misure cautelari».
In realtà, l’avvocato Regardi ad una Procura impaurita – e bene inserita nella società civile beneventana con mogli, mariti e parenti nelle professioni (da avvocati a tecnici) che vivono di incarichi e consulenze da parte delle amministrazioni pubbliche – aveva depositato le trascrizioni complete delle due riunioni, ma con una scelta «discutibile», secondo la difesa di Pisapia, non le ha messe a disposizione delle parti.
Non è l’unica «stranezza» di questa inchiesta, perché nella stessa ordinanza di custodia cautelare contro Pisapia e rappresentanti di società e aziende, emerge una dialettica molto accentuata tra pm e gip. Lo «spessore delinquenziale» di Pisapia non intimorisce la Procura che si limita a chiedere al gip soltanto l’obbligo di dimora mentre chiede e ottiene i domiciliari per gli altri indagati.
Ma c’è un passaggio del gip nella sua misura che lascia ipotizzare che la mannaia della giustizia sia destinata ad abbattersi contro quel «ristretto direttorio politico-partitico» che governa la Asl.
Ininfluente la proclamazione di innocenza della ministra («Non sono indagata»), perché quel «direttorio», «costituito al di fuori di ogni norma di legge», è composto da «componenti esterni all’amministrazione». È un direttorio politico che ha fatto riferimento al Pdl. A Nunzia de Girolamo e ai vertici Asl da lei indicati.
La vicenda del bar, dell’appalto del 118, e poi una quarantina di consulenze esterne. Storie affiorate in questi giorni di «clamore mediatico». Per l’appalto del 118 il direttorio aveva deciso di farlo vincere a una ditta che aveva sponsorizzato il congresso del Pdl, danneggiando le ditte che non erano sostenute.
Un superteste, Arnaldo Falato, mette a verbale: «Il direttore generale Rossi mi disse che la gara del 118 doveva essere bloccata assolutamente». Rossi è quello che dalla registrazione della riunione a casa De Girolamo, pronuncia lo scioglilingua: «Nunzia io non resterei un secondo di più qui all’Asl se non per te e con te; perché la nomina l’ho chiesta a te, tu me l’hai data ed è giusto che ci sia un riscontro».