ATTENZIONE: La pubblicazione degli articoli continua sul sito www.altrabeneventopossibile.it
You Are Here: Home » Corruzione » Deludente relazione di Giuseppe Berruti su “legalità e sviluppo”.

Deludente relazione di Giuseppe Berruti su “legalità e sviluppo”.

Stampa questo articolo Stampa questo articolo

foto Il Mattino

Comunicato stampa del 27 Giugno 2010.

Nell’ambito del forum “La città oltre le mura. Dimensione e cultura dello sviluppo”, organizzato dalla fondazione Mezzogiorno Nazionale, Pasquale Viespoli, promotore e coordinatore della manifestazione, ha invitato il dottor Giuseppe Maria Berruti, componente del Consiglio Superiore della Magistratura, a trattare il tema “legalità e sviluppo”.

Il relatore d’eccezione, molto conosciuto a livello nazionale, è beneventano e in città ancora operano due dei suoi fratelli, Vittorio e Giampiero.

Il primo è architetto e per molti anni è stato responsabile dell’urbanistica per il Partito Comunista, il secondo è medico, sposato con Franca Giuliano, sorella della dottoressa Giuliana, magistrato presso il Tribunale di Benevento e moglie dell’assessore provinciale Gianvito Bello.

Un altro fratello del dottore Berruti, Diego, è commercialista ed è stato nel collegio sindacale di Alitalia e di diverse società della famiglia Berlusconi. Ma il più famoso tra i Berruti è senz’altro Massimo Maria, parlamentare del PDL, già condannato ad 8 mesi di carcere a conclusione di un filone del processo per le tangenti della Finivest alla Guardia di Finanza.

Giuseppe Berruti è noto soprattutto per il suo ruolo nella Sezione Disciplinare del CSM, quella in cui si “tagliano teste”, come egli stesso ha testualmente ricordato all’inizio del suo intervento di ieri mattina alla Camera di Commercio. Si riferiva evidentemente ai numerosi provvedimenti di trasferimento o revoca dall’incarico, assunti nei confronti di magistrati “indisciplinati”, definiti da Berlusconi “toghe rosse”, come ad esempio Luigi De Magistris, Clementina Forleo, Luigi Apicella, Dionigio Verasani e Gabriella Nuzzi, anch’essa beneventana.

La relazione di Berruti, alla quale purtroppo non è seguito dibattito, è stata ricca di spunti che inducono alcune considerazioni. Il magistrato ha innanzitutto sottolineato che il concetto di legalità si è evoluto, diventando molto diverso dal binomio “legge- ordine” tanto caro alla destra storica italiana. Il membro del CSM, dopo aver ribadito che per lui la concorrenza è il motore dello sviluppo, ha descritto efficacemente i sistemi di speculazioni finanziarie che oggi drogano il mercato, così raffinati che quasi mai si riesce a contrastarli attraverso azioni giudiziarie.

Proprio riguardo i sistemi che eludono la libera concorrenza, Berruti non ha affrontato, probabilmente per motivi di tempo, la parte relativa agli investimenti della così detta borghesia criminale per il riciclaggio di denaro sporco. Neppure ha fatto cenno alla corruzione politico-affaristica, che secondo i suoi colleghi della Corte dei Conti, costa alla collettività 60 miliardi di euro all’anno. A tanto ammontano le risorse pubbliche che potrebbero essere utilizzate per investimenti a sostegno dell’occupazione o per servizi ai cittadini più poveri, e che invece si sprecano in opere pubbliche, pagate in Italia più del doppio che nel resto d’Europa. Il prezzo lievita a causa delle tangenti a politici e funzionari pubblici che le ditte costruttrici recuperano con le varianti che gonfiano le spese.

Come contrastare efficacemente questo cancro? Berruti non lo spiega, limitandosi a ricordare che per lo sviluppo è fondamentale la “certezza delle regole” che i magistrati devono far rispettare, senza dire che sta per essere vanificato lo strumento delle intercettazioni, tra i più efficaci per contrastare anche questo tipo di reati.

Il presidente – Gabriele Corona

*******************

articolo da epicentrobenevento- 26 giugno

“……Di grande spessore era stato in precedenza l’intervento del giudice Giuseppe Maria Berruti, componente del Csm, intervenuto sul tema “Legalità è sviluppo”.

“Oggi lo sviluppo è diverso dal vecchio ordine economico, che tendeva a garantire la conservazione degli assetti. E allora va ricordato che lo sviluppo è accettazione del mercato, modernità e tendenza a garantire a tutti i soggetti dell’economia e del mercato le stesse possibilità.

Per cui la legalità intesa in senso moderno è quella che tiene conto di ciò che accade oggi: concorrenza sleale nei mercati, concorrenza tra Stati che attirano capitali e imprese con normative ad hoc. Come si risponde? Con l’attendibilità e l’efficienza delle amministrazioni pubbliche.

Fuori di questo schema prospera l’illegalità diffusa e quindi la criminalità organizzata. Senza regole e senza giustizia non c’è sviluppo”

*****************

da Il Mattino del 27 giugno:

«Siamo nello sfascio» ha esordito il magistrato Giuseppe Maria Berruti, sannita doc,e attualmente membro del Csm che ha preso parte al Forum. «Il concetto storico di legalità e di ordine sono profondamente cambiati, e non funzionano più – ha aggiunto il magistrato – la svolta l’hanno data le tecnologie informatiche che hanno finito con l’assistere il mondo della finanza». Ed è il mondo della finanza che ha assunto in questi anni un ruolo decisivo. «Abbiamo assistito – ha sostenuto – come nel caso della Parmalat, che nuove forme d’investimenti sono giunte sul mercato, travalicando quelle che erano le norme del codice civile». E poi c’è stato l’intervento della magistratura «e poteva andare anche peggio» ha commentato amaramente Berruti. Il vecchio ordine economico, tendeva anche a garantire la conservazione degli assetti, ora non è più così: «la legalità deve garantire certezze delle regole, e solo così vi potrà essere sviluppo. Non può esservi sviluppo dove non c’è efficienza, in particolare della pubblica amministrazione». E Giuseppe Maria Berruti dal suo osservatorio privilegiato del Consiglio Superiore della magistratura, ha anche voluto soffermarsi sulle difficoltà nel reperire i giudici: «mancano i magistrati e ci sono procure della Repubblica sguarnite. Qui si possono inviare solo gli uditori, e con il rischio di ricorsi al Tar». Non sono mancati degli accenni storici sull’evoluzione della legalità e sull’assetto dell’economia mondiale. In ogni caso fuori da questi moderni schemi prospera l’illegalità, e per Berruti non sono possibili «recuperi da chi ha fatto questa scelta che è l’unica possibile per poter sopravvivere».

Condividi su:
  • Twitter
  • Facebook

© Altrabenevento

Scroll to top