Altrabenevento partecipa al “Festival dell’impegno civile” nei beni confiscati alla camorra.
Stampa questo articoloDa Gli italiani.it del 19 maggio 2010
di Giuliano Rosciarelli
«Promuovere le “Terre di don Peppe Diana” significa sostenere il suo popolo nell’impegno faticoso del cambiamento possibile. Vuol dire unire le sinergie positive per lavorare al riscatto culturale, sociale ed economico di un territorio che non vuole essere terra di camorra». Con queste parole, Pietro Nardiello, coordinatore del Festival dell’impegno civile ha presentato il programma della manifestazione intitolata a don Peppe Diana, (prete ucciso dalla camorra il 19 marzo del 1994) giunta alla terza edizione. Musica, danza e spettacoli ma anche dibattiti, incontri e la consegna di due premi animeranno i sei giorni (dal 24 al 30 maggio) di impegno civile contro le mafie nei territori di Caserta e Napoli (Napoli, Casalnuovo, Ottaviano, San Cipriano D’Aversa, Sessa Aurunca, Castel Volturno). I veri protagonisti saranno i territori che potranno dar voce alle proprie esigenze, esprimere la creatività con tutte le diverse forme artistiche.
Per la prima volta si esibirà in un concerto la band musicale dei ragazzi delle terre di don Peppe Diana, guidata dal musicista Carlo Faiello, mentre gli appuntamenti musicali prevedono il primo Tributo a Castel Volturno dedicato a Miriam Makeba. Dalla musica si passerò poi alle tavole rotonde come quella di Ottaviano al Castello Mediceo, un tempo regno incontrastato del boss Raffaele Cutolo e adesso sede dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio. Un luogo simbolo dove far nascere l’Accademia per la legalità e l’impegno civile. Ci sarà poi anche il momento per assegnare due premi a chi si è impegnato per la difesa dell’ambiente e a chi per la difesa della libertà di stampa.
Ma il festival sarà un modo per mettere a valore contributi diversi come l’ audio documentario, “Parole Fuori dal Vulcano”, realizzato in collaborazione con l’Archivio storico della Canzone Napoletana e che andrà in onda dal 24 al 28 maggio nell’ambito della trasmissione “Tre Soldi” su Radio Rai 3. «L’idea centrale del festival è quella di raccontare un territorio, il suo riscatto – ha detto Valerio Taglione, del comitato don Peppe Diana e Libera-Caserta – partendo proprio dai cittadini, attraverso gesti concreti ma dall’alto valore simbolico come quello di riappropriarsi dei beni confiscati alla criminalità».
Anche quest’anno, dunque, le terre di don Peppe Diana rappresenteranno il fulcro di un sistema educativo, di progettualità : << La forza della camorra è nella relazione che ha con i non camorristi – ha spiegato Isaia Sales, docente di storia della criminalità organizzata nel mezzogiorno – rompere questo legame significa rompere il radicamento nei territori. Per questo l’utilizzo dei beni confiscati alle mafie è importante e vi posso assicurare rappresenta una novità assoluta in queste terre>>.
La terza edizione del Festival dell’Impegno Civile è stata anche “adottata” dall’associazione Articolo 21 come prima tappa della campagna “Ti Illumino di Più”, che vede riunite la Tavola della Pace, Libera Informazione insieme a decine di associazioni di giornalisti, autori, scrittori con l’obiettivo di riportare in “prima pagina ” temi sistematicamente cancellati dall’informazione.
Secondo gli ultimi dati dell’Agenzia del demanio i beni sequestrati alle mafie sono oltre 9 mila e 1000 le aziende per un totale di oltre 600 milioni di euro. Molti di questi beni, in base alla legge 109/96, vengono destinati ad uso sociale ( coooperative sociali, comunità enti, volontariato, comunità terapeutiche, associazioni ambientali) altri restano inutilizzati e per fare cassa, il governo, pensa di venderli con il rischio però che finiscano in mano sbagliate. Il ricavato dell’alienazione di circa 3mila immobili confiscati, secondo una norma approvata in finanziaria 2010, andrà al 50% al ministero dell’Interno per la tutela della “sicurezza pubblica e del soccorso pubblico” e il restante 50% al ministero della Giustizia “per assicurare il funzionamento della giustizia”. Una iniziativa che ha scatenato non poche critiche soprattutto da chi si trova in prima fila nella guerra alle mafie, come l’associazione Libera.