Gli Italiani: la centrale turbogas di Benevento serve solo agli affari della Luminosa.
Stampa questo articoloBenevento: turbogas a tutti i costi, nonostante frane e corridoio ecologico.
di Eleonora Mastromarino
A Benevento cominciavamo a crederci: il mancato sviluppo industriale e la conseguente arretratezza economica della città, che per questo ha conservato un territorio a forte vocazione agricola, potrebbero oggi facilmente consentire di sviluppare un’economia basata sul turismo culturale ed enogastronomico.
Eppure, sempre a Benevento, nel 2006 il consorzio ASI, che a nome del Comune, della Provincia e dalla Camera di Commercio di Benevento, ne gestisce la zona industriale, ha deciso di destinare un lotto di terreno alla realizzazione di una mega centrale a turbogas da 385 MW.
Un investimento sbagliato? No. Almeno non per la società che vuole realizzarla, La Luminosa Srl, nata a Napoli, ed ora per il 94% della società BKW, multinazionale che realizza impianti termoelettrici, eolici, solari ma anche nucleari in Europa.
Il progetto della centrale presenta diverse criticità evidenziate, con un’instancabile attività di denuncia, dall’associazione Altrabenevento a tutti gli enti competenti.
Infatti, l’impianto dovrebbe sorgere alla confluenza di due fiumi, a pochi metri da un ponte romano e in una zona umida con conseguente stagnazione degli inquinanti che saranno largamente prodotti. Inoltre, il terreno assegnato alla centrale ricade in un’area non edificabile perché inserita dalla Regione Campania in un “corridoio ecologico”.
Non sembra accorgersene la Commissione ministeriale di Valutazione d’Impatto Ambientale che esprime parere favorevole a condizione che la centrale, per ridurre le emissioni nocive della zona, già fortemente inquinata a causa delle caratteristiche morfologiche del territorio, fornisca il calore prodotto alle altre aziende del territorio.
Le aziende locali si dichiarano fin da principio indisponibili a rinunciare ai propri impianti ma nel 2008 arriva comunque il decreto ambientale del governo, che ratifica la relazione VIA, scatenando le proteste degli ambientalisti beneventani.
Da canto loro, Comune e Provincia di Benevento esprimono, attraverso apposite delibere, parere negativo mentre alla Regione sembra esserci molta confusione: il Consiglio regionale ha votato contro l’impianto, ma i funzionari del settore sviluppo economico hanno inviato al ministero un parere favorevole.
E non è finita qui. Ieri mattina al Ministero dell’ambiente, durante le riunione conclusiva del gruppo istruttore che deve preparare l’autorizzazione integrata ambientale da inviare alla prossima conferenza dei servizi, un altro funzionario regionale, stavolta del settore ecologia, ha votato, insieme ai rappresentati di comune e provincia, contro l’autorizzazione.
Un colpo di scena in una riunione il cui esito, vale a dire il parere favorevole alla Centrale, era dato per scontato, il quadro è cambiato anche grazie all’ultimo documento, di opposizione al progetto, presentato dall’associazione Altrabenevento.
In quest’ultimo dossier, recapitato poco prima dell’inizio della riunione, è contenuta un’allarmante segnalazione. Infatti nel progetto della centrale è prevista la realizzazione di un gasdotto, da Pietrelcina a Benevento, di 4,8 km per fornire il metano all’impianto. Nelle cartografie esibite dagli ambientalisti risulta evidente che il tragitto del metanodotto è interessato da numerose frane attive, talmente dinamiche da aver recentemente causato lo smottamento di alcune strade inter-comunali che attraversano la zona.
I 4 tecnici designati dal Ministero dovevano chiudere l’istruttoria e così hanno approvato, nonostante il parere contrario alla centrale dei rappresentati locali, un lungo documento finale, nel quale è riconosciuta la fondatezza delle osservazioni, fortemente critiche, dell’associazione Altrabenevento, ma allo stesso tempo si afferma che la competenza ad esaminarli spetti alla prossima Conferenza dei Servizi, presso il Ministero dell’Ambiente.
Com’è facile immaginare, fioccheranno i ricorsi mentre la protesta si indirizza verso la Regione chiamata ad un parere univoco sull’argomento. Qual è il destino di Benevento: luogo di centrali elettriche inquinati, destinate a produrre energia da esportare fuori dalla provincia, o simbolo di un’altra Campania dove la natura è un valore aggiunto, anche in termini di sviluppo economico-turistico, e dunque un bene da tutelare e valorizzare?