Spara, minaccia, possiede un arsenale, fa pedinare un magistrato. E’ solo gelosia?
Stampa questo articoloIl Sannio Quotidiano del 23-11-2007
Tentato omicidio, arrestato un 40enne
Una storia che riaffiora dal passato. Quattro anni e tre mesi fa. Era il ventotto agosto del 2003 quando Giovanni Vesce, trentasette anni, di San Giorgio del Sannio, un operaio, sposato e con figli, era stato ferito a colpi di pistola mentre si recava al lavoro, a Benevento. Gravissime le conseguenze: da quel momento per lui era cominciata un’esistenza sulla sedia a rotelle, terminata nell’agosto dello scorso anno, quando il suo cuore si è fermato per sempre. Il suo sembrava un caso irrisolto, destinato a riempire gli archivi di cronaca e basta; ad alimentare dubbi che, ora, i carabinieri ritengono di aver fugato, spazzando via l’alone di mistero che lo circondava. Un nome: Renato Morante, quarant’anni, di Benevento, dipendente della ‘Vesuviana Mobilità’ di Napoli. Sarebbe stato lui a far fuoco contro il povero Vesce, l’avrebbe fatto – sostengono gli inquirenti – per gelosia nei confronti di un uomo che tanti anni prima sarebbe stato fidanzato con sua moglie.
E’ davvero possibile che sia stato lui a sparare e per questa ragione? Ne è convinto il gip Simonetta Rotili che, su richiesta del sostituto procuratore Antonio Clemente, ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare con la quale i militari del nucleo radiomobile – guidati dal tenente Massimiliano Grimaldi – della Compagnia di Benevento, diretta dal capitano Massimiliano Bolis, hanno arrestato, per tentato omicidio, Renato Morante. Al quale vengono contestate anche condotte minacciose che avrebbe avuto, per lo stesso movente, nei confronti, e non solo, di R.D., titolare di un pub a San Giorgio del Sannio, che tempo fa avrebbe addirittura rischiato di essere sequestrato. Una condizione che aveva reso necessaria, per due anni, la sua continua sorveglianza.
E’ l’epilogo di un’inchiesta nella quale risultano coinvolte a vario titolo altre cinque persone di Benevento, Apice, Roccabascerana, Paupisi e San Giorgio del Sannio.
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Una storia complicata, un mosaico che i carabinieri pensano di aver composto dopo averne faticosamente messo insieme i tasselli. Fondamentale, in tal senso, il ruolo svolto dalla stazione dell’Arma di San Giorgio del Sannio, con un’informativa di un migliaio di pagine. Un lavoro scandito da intercettazioni telefoniche ed ambientali, da una serie di testimonianze e anche dal racconto di un collaboratore di giustizia a proposito di una Range Rover finita chissà come in Sicilia. Un veicolo del quale sarebbero stati rintracciati i vari passaggi di mano, e che, secondo la procura, sarebbe stato utilizzato per l’attentato compiuto in quel pomeriggio estivo del 2003 alla contrada Piano Cappelle. Giovanni Vesce era in sella ad un ciclomotore che guidava verso la città, all’improvviso era stato affiancato da un fuoristrada di colore verde con due sconosciuti a bordo. Il motorino era uscito di strada, in una cunetta, dal finestrino del passeggero della Rover erano stati esplosi i tre colpi di pistola – calibro 6.35 – che avevano centrato il trentasettenne al collo ed al polmone destro. Gli indizi raccolti avrebbero consentito di individuare nel Morante il presunto autore del gesto.
Una storia complessa, con un secondo capitolo dedicato alle ‘attenzioni’ di cui sarebbe stato vittima, sin dal ‘99, un commerciante sangiorgese. La tesi degli investigatori è che anche lui, agli occhi del Morante, sarebbe stato ‘colpevole’ di aver avuto rapporti di frequentazione, sempre in passato, con la coniuge. L’imprenditore sarebbe stato più volte minacciato – per un periodo si era nascosto in un posto segreto -, e lo stesso trattamento sarebbe stato riservato ad alcune ragazze che lavoravano nella sua attività, le quali sarebbero state costrette a lasciare l’impiego. In un paio di casi, ad esempio, sarebbero state incendiate le auto dei loro familiari. Episodi denunciati ai carabinieri: una circostanza che non avrebbe fatto desistere il Morante dai comportamenti che gli vengono addebitati.
L’arresto è scattato all’alba, quando il quarantenne è stato prelevato dalla sua abitazione e trasferito presso la casa circondariale di contrada Capodimonte, dove stamani sarà interrogato dal gip alla presenza del suo difensore, l’avvocato Carmine Monaco.
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Repubblica — 23 novembre 2007
Tentò di uccidere un ex di sua moglie
GELOSIA esasperata, parossistica. Nemico numero uno: il passato di sua moglie. Odio per gli ex fidanzati, i conoscenti, i “filarini” dell’ adolescenza. D’ altra parte, la storia di una donna – la moglie dell’ uomo geloso – che a 38 anni ha visto uccidere due ex fidanzati, sparire un terzo, ferire gravemente un quarto poi morto per altre cause. Potrebbe nascondere nuove sorprese la vicenda emersa dall’ indagine dei carabinieri di Benevento. Gli uomini del comandante del Reparto operativo Fernando Sicuro hanno arrestato ieri – su ordinanza di custodia cautelare chiesta dal pm della Procura di Benevento Antonio Clemente ed emessa dal gip Marilisa Rinaldi – il quarantenne Renato Morante. L’ uomo è accusato di un tentato omicidio nei confronti di un ex fidanzato della moglie e di violenze, minacce e danneggiamenti ai danni di un secondo ex fidanzato della sua consorte. Ma esistono sospetti su altri due omicidi e una scomparsa. Accusa numero uno: Morante tentò di uccidere, nell’ agosto 2003, Giovanni Vesce. La vittima, un operaio, cadde nell’ agguato teso da Morante lungo la statale 7 Appia in direzione San Giorgio del Sannio. Venne ferito gravemente da tre colpi di pistola al collo, ai polmoni, alla schiena. Rimase paralizzato (tre anni dopo morì per un aneurisma). Difficile, allora, trovare il movente per un agguato che sembrò di stampo camorristico. Intanto cominciarono le persecuzioni ai danni del titolare di un bar di San Giorgio del Sannio. Minacce, intimidazioni, l’ auto danneggiata. E infine danni anche alle vetture dei suoi familiari e dei dipendenti del suo bar. Fino a sette episodi in un anno – un evento straordinario in una località tranquilla come San Giorgio del Sannio – che hanno terrorizzato le persone vicine al commerciante. Hanno fatto crescere la paura, secondo gli investigatori, di un agguato all’ interno del locale pubblico. Minacce tali da spingere il titolare del bar a chiedere aiuto alle forze dell’ ordine e a ottenere la vigilanza dalla prefettura. Anche qui un movente che sembra non esserci. Non fosse per il comune denominatore con Vesce. Entrambi gli uomini avevano vissuto la loro giovinezza a Cubante, piccolo centro in provincia di Benevento. Ed entrambi avevano avuto contatti con l’ attuale moglie di Morante. Quest’ ultimo conosciuto per il suo carattere violento. Dunque, alla fine delle indagini, l’ ordinanza di custodia cautelare in carcere. Ma ora si indaga su altri episodi che riguardano il passato della consorte. Persone che in qualche modo le erano state vicino, semplici amici. Due ammazzati: Severino Frusciante, ucciso nel 1998, e Carmine Mirra, morto nel 2001. E un terzo, Enrico Soricelli, scomparso nel ’99. Nomi noti a Morante, persone che avevano trascorso una parte della loro vita a Cubante. E di cui Morante conosceva l’ esistenza. (i.d.a.) – IRENE DE ARCANGELIS
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Il Sannio Quotidiano del 25-01-2008
Accusato di evasione Morante torna in carcere
Torna in carcere Renato Morante, il quarantenne di Benevento che gli agenti della Volante qualche giorno fa avevano sorpreso al di fuori della sua abitazione, dove si trovava ai ‘domiciliari’. A suo carico il gip Marilisa Rinaldi ha infatti emesso, così come chiesto dal pm Antonio Clemente, un’ordinanza di custodia cautelare per evasione, eseguita dalla Squadra mobile. Come si ricorderà, Morante era finito in carcere il venti novembre dello scorso anno per tentato omicidio, minacce e violenza privata, ma il Riesame, accogliendo il ricorso dell’avvocato Carmine Monaco, aveva annullato l’ordinanza per il tentato omicidio ed aveva sostituito la misura del carcere con quella degli arresti in casa.
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Il Sannio Quotidiano del 13-05-2008
Commerciante ferito, scatta un fermo
Dalla scorsa notte è in carcere. Colpito da un fermo di pg disposto dai sostituti procuratori Clemente e Annecchini, per i quali avrebbe avuto un ruolo nel tentato omicidio di Roberto De Santis, quarantuno anni gravemente ferito a colpi di pistola. Destinatario del provvedimento, Renato Morante…
Dalla scorsa notte è in carcere. Colpito da un fermo di pg disposto dai sostituti procuratori Antonio Clemente e Cecilia Annecchini, per i quali avrebbe avuto un ruolo nel tentato omicidio di Roberto De Santis, quarantuno anni, titolare di un pub a San Giorgio del Sannio, gravemente ferito a colpi di pistola. Destinatario del provvedimento, Renato Morante, quarantuno anni, di Benevento, dipendente della ‘Vesuviana Mobilità’, che da dicembre dello scorso anno era agli arresti domiciliari per le accuse di minacce e violenza privata proprio nei confronti di De Santis, contenute nell’ordinanza di custodia cautelare emessa a suo carico, un mese prima, anche per il tentato omicidio nel 2003 di Giovanni Vesce, un operaio, deceduto tre anni dopo; una contestazione che il Riesame aveva però annullato.
Una storia, quelle delle attenzioni intimidatorie ai danni del commerciante, per due anni sorvegliato costantemente, e per un periodo costretto a nascondersi per timore di un sequestro, che gli inquirenti avevano all’epoca tratteggiato con l’individuazione di un movente passionale che avrebbe ispirato il comportamento di Morante, geloso di tutti coloro che in passato erano stati fidanzati di sua moglie: come De Santis e Vesce. Un precedente ed una storia che ritornano nel fermo adottato per il ferimento di De Santis, corroborati da un’indicazione che la stessa vittima, mentre veniva trasportata al ‘Rummo’, avrebbe fornito, annuendo, alla coniuge ed ai carabinieri.
Questo spiega perchè Morante, contro cui De Santis avrebbe dovuto testimoniare il prossimo diciannove maggio, era stato prelevato subito dalla sua abitazione dalla polizia ed accompagnato presso la caserma dell’Arma di via Meomartini dove, presente il suo difensore, l’avvocato Carmine Monaco, era stato sottoposto, al pari di una decina di persone, allo ‘stube’, l’esame che permette di rilevare tracce di polvere da sparo sulle mani e sugli abiti (bisognerà aspettare però un mese per conoscere i risultati). Poi, poco prima della mezzanotte era scattato il fermo per il quarantunenne, trasferito, dopo la decisione di avvalersi della facoltà di non rendere interrogatorio ai due pm, Annecchini e Clemente, presso la casa circondariale di contrada Capodimonte, in attesa dell’udienza di convalida dinanzi al gip.
Intanto, mentre restano critiche le condizioni di De Santis, operato e ricoverato nel reparto di Rianimazione, affiorano ulteriori particolari sulle modalità del gesto criminoso compiuto in via Bosco Lucarelli, a San Giorgio del Sannio, sotto casa dei suoceri dell’imprenditore, che a bordo di una Opel Corsa di colore grigio li stava raggiungendo per il pranzo. Due le persone in azione: una era rimasta al volante di una Ford scura che poi sarebbe stata vista allontanarsi di gran carriera, l’altra (possibile che fosse una donna?), con il cappuccio di una felpa abbassato a coprire parzialmente il volto, aveva fatto fuoco sei – sette volte con una pistola calibro 38 contro il malcapitato, centrato al volto e ad altre parti del corpo, probabilmente, da cinque proiettili.
Le indagini puntano ora ad integrare il quadro indiziario a carico di Morante e ad individuare chi l’avrebbe aiutato. Inevitabile che al vaglio ci siano anche le posizioni di alcune persone, sia di Benevento che della provincia, che a vario titolo comparivano nell’ordinanza emessa a novembre 2007. Nessun elemento viene trascurato, si cerca la Ford che sarebbe stata segnalata e che sembra sparita nel nulla. Ammesso che sia stata davvero questa l’auto utilizzata.
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Il Mattino – 7 marzo 2010
Benevento, scoperto dai carabinieri bunker trasformato in arsenale
BENEVENTO – Una santabarbara nelle adiacenze di una casa alla periferia della città alla contrada Pino. L’hanno scovata i carabinieri del Reparto operativo del Comando provinciale. Vi hanno trovato fucili, pistole, quattro bombe a mano, carte d’identità e patenti in bianco.
Sono scattati tre arresti di cui due ai domiciliari. Si tratta di Maria Luisa Colarusso, 41 anni, Tonino Morante 77 anni, e Maria Mignone 71 anni,rispettivamente moglie, padre e madre di Renato Morante, attualmente detenuto e imputato in due diversi processi per tentato omicidio. Per due degli arrestati Tonino Morante e Maria Mignone sono scattati gli arresti domiciliari.
Il ritrovamento delle armi è avvenuto ieri mattina in una cavità in cemento, una sorta di bunker, realizzato lungo il muro perimetrale dell’abitazione dove appunto abitano gli arrestati. In particolare erano nascoste nel bunker: due fucili, nove pistole, tre silenziatori, circa mille e duecento munizioni di vario calibro, quindici detonatori a miccia, quattro bombe a mano da guerra in buono stato di conservazione, e poi una serie di documenti: 2 nulla osta per acquistare delle armi, 17 carte d’identità in bianco, 3 patenti di guida in bianco, 3 codici fiscali, 2 patenti di guida intestate, ed inoltre due alamari metallici, sette gradi metallici per vice sovrintendente in uso alla Polizia di Stato e un paio di manette.
I tre arrestati sono dunque i familiari di Renato Morante, 40 anni di San Giorgio del Sannio, dipendente della Vesuviana che ha in corso un procedimento per tentato omicidio, commesso, secondo l’accusa, nei confronti di Roberto De Santis un commerciante titolare di un bar di San Giorgio del Sannio. Inoltre Renato Morante è anche rinviato a giudizio per tentato omicidio nei confronti di Giovanni Vesce, che fu gambizzato nel 2003, e che poi è deceduto dopo alcuni anni. Questo secondo processo è stato fissato per il 25 marzo 2010. L’imputato è difeso in questi processi da Monaco. Alla base di questi processi, secondo l’accusa, vi è una forma di gelosia dell’imputato verso uomini che in passato, prima del matrimonio, erano legati sentimentale alla moglie.
Ora i carabinieri del reparto operativo, cercano di appurare come sono giunte queste armi e i documenti, alla contrada Pino alla periferia della città, chi li gestiva e soprattutto come venivano utilizzate. Si ipotizza l’uso da parte della mala per mettere a segno dei colpi. Le carte d’identità potrebbero essere utilizzate per truffe e da persone che hanno interesse a nascondere la loro reale identità. Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica Antonio Clemente e riserveranno sicuramente delle novità.
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Il Sannio Quotidiano del 19 marzo 2008
Tentato omicidio di De Santis
“E’ Stata occupata dal prosieguo dell’asame di un collaborante – Q.L. – che ha riferito attribuendola all’imputato sulla scorta – ha sostenuto – di conoscenze dovute alla frequentazione con lui o apprese in modo indiretto, la presunta intenzione di una serie di atti che però, e per fortuna, non si sono verificati (il sequestro di un congiunto del comandante dell’Arma sangiorgiorgese, il maresciallo Dalì, intimidazioni nei suoi confronti e di un altro sottufficiale della Stazione, il pedinamento del pubblico ministero che dirigeva l’attività investigativa dei militari) l’udienza di ieri del processo nei confronti di Renato Morante (……) il tribunale ha anche deciso l’acquisizione di alcune lettere che Morante avrebbe spedito dal carcere alla moglie di Q.L. Il processo proseguirà il due aprile con l’esame dell’imputato….”
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Il Mattino del 19 marzo 2010
Morante incaricava di seguire gli inquirenti
Proseguirà il 2 aprile il processo a Renato Morante 40 anni, imputato di tentato omicidio nei confronti di Roberto De Santis, 41 anni, titolare di un bar, ferito a colpi di pistola nello scorso anno a San Giorgio del Sannio. Nell’udienza di ieri mattina ha deposto Quirino Lombardi, che ha sostenuto di aver avuto più volte l’incarico da Renato Morante di seguire alcuni degli inquirenti che avevano indagato su di lui, in modo da poter conoscere le loro abitudini. Tra gli altri i marescialli dei carabinieri che avevano prestato servizio presso la stazione di San Giorgio del Sannio, e lo stesso sostituto procuratore della Repubblica Antonio Clemente. Renato Morante è difeso dagli avvocati Monaco e Vitiello, il ferito De Santis si è costituito parte civile ed è difeso da Vincenzo Feleppa.