Massoneria – delitti e castighi.
Stampa questo articolo(La Voce delle voci) di Furio Lo Forte [ 07/01/2010]
Dai tribunali massonici “ordinari” fino alle regole inconoscibili delle Logge coperte o non riconosciute. Con una serie di misteri non ancora svelati.
Che il giuramento massonico non sia scherzo, ma un impegno tremendamente serio, lo confermano tanto i diversi testi “sacri” conservati nelle Logge, quanto i massimi studiosi delle regole muratorie, e non solo in Italia. Qual e’, allora, la punizione per chi viene meno?
Stando alle regole ufficiali, esistono tribunali massonici che partendo dal livello regionale, in tre gradi di giudizio, emettono la sentenza. Il peggio che puo’ capitare ad un affiliato di livello medio-basso e’ il provvedimento di espulsione. E’ il caso, ad esempio, delle infinite beghe all’interno del Grande Oriente d’Italia sede napoletana, con tanto di accuse reciproche di furti, appropriazioni indebite, truffe.
Il tribunale massonico e’ peraltro venuto alla luce nel corso dei diversi procedimenti penali (quelli della magistratura ordinaria, naturalmente) che hanno visto massoni coinvolti, come nel caso della Loggia Spinello.
Tutto questo riguarda i comuni mortali, le decine di migliaia di ragionieri, avvocati, impiegati e funzionari pubblici che troviamo regolarmente negli elenchi. Ma come funziona per i vip, quasi sempre iscritti in logge coperte o, come abbiamo visto, in obbedienze di piu’ recente fondazione ma riconosciute all’estero e comunque avvolte dal piu’ fitto mistero? Cosa succede, insomma, ad un confratello di altissimo grado che viene meno al giuramento? Qual e’ il castigo per colui che, dopo aver avuto accesso al sancra sanctorum dei segreti – anche personali, giudiziari o economici – dei confratelli, decide di infrangere il patto di sostegno incondizionato ai confratelli o, peggio, di rivelare cio’ che ha appreso nelle alte sfere delle super logge?
«In questi casi – spiega un noto consulente delle Procure – non esistono regole conosciute. Cio’ che a noi risulta sono solo i giudizi dei tribunali massonici ufficiali». Ed e’ proprio lungo questo vago confine che si rincorrono le ipotesi – molte presenti anche sul web con tanto di circostanziate ricostruzioni – su alcuni stranissimi “incidenti” o improvvisi e inspiegabili “suicidi” degli ultimi anni. Si tratta, in tutti i casi che qui ricorderemo, di personalita’ non ufficialmente iscritte alla massoneria, ma sulla cui vicinanza o appartenenza alle Logge sono stati spesso avanzati dubbi.
Cominciamo da Lorenzo Necci che, grazie alla militanza nel Pri – il partito che si richiama al padre della massoneria Giuseppe Mazzini e che contava tra le sue fila il maggior numero di confratelli – e all’amicizia personale con Ugo La Malfa, da figlio di un ferroviere era diventato numero uno delle Ferrovie di Stato, dal cui portone principale era uscito lasciando nelle casse un buco da miliardi di euro. A maggio 2006 Necci muore senza un perche’, in ospedale, dopo essere stato investito dalla Range Rover di un piccolo artigiano locale mentre si recava in bicicletta al campo da golf nella zona di Ostuni, dove trascorreva i week end. Senza che nessuno avverta la necessita’ di chiedere l’autopsia. Ha portato con se’, fra gli altri, tutti i segreti del colossale buco nero di denaro pubblico denominato “Treno ad Alta Velocita’”, che proprio in quegli anni stava arrivando all’attenzione della magistratura.
26 novembre. Siamo sempre nel 2006, anno maledetto. L’imprenditore televisivo Giorgio Panto si leva in volo, come fa abitualmente quasi tutte le settimane, con il suo elicottero verso l’isola di Crevan, nella laguna di Venezia. Un percorso conosciuto a menadito per un pilota, come lui, superesperto. Non ci sono condizioni meteorologiche avverse ma all’improvviso il cielo e’ squarciato da una fiammata. L’elicottero si schianta in laguna. Perde cosi’ la vita l’uomo che aveva osato sfidare il centro-destra italiano. Fino al punto da sancire la vittoria, alle politiche di quell’anno, del centrosinistra di Romano Prodi. Con i 92.079 voti raccolti dalla lista autonoma di Panto, infatti, la destra di Silvio Berlusconi avrebbe ottenuto il premio di maggioranza, vincendo le elezioni. Era vicino alla massoneria, Panto? Non ci sono elementi sicuri per affermarlo. A parte l’amicizia con i redattori della rivista Il Piave, cui collabora regolarmente Licio Gelli.
Meno di un anno dopo – siamo a luglio 2007 – ancora una morte, improvvisa e del tutto inspiegabile, di una personalita’ molto in vista. Dopo essere rientrato da una mattinata di udienza al tribunale di Prato il re degli avvocati milanesi, Corso Bovio, rientra tranquillamente nel suo studio di via Podgora a Milano. E’ di umore normalissimo. Saluta i collaboratori e si chiude nella sua stanza.
Pochi minuti dopo si toglie la vita sparandosi un colpo di pistola in bocca. Questa la versione ufficiale, l’unica, su un caso che avrebbe meritato, per le tante stranezze, ben altri approfondimenti.
Era iscritto alla massoneria, il principe del foro Corso Bovio, sui cui manuali hanno studiato intere generazioni di giornalisti italiani? Non appare in alcun elenco ufficiale. Ma di sicuro lo era la sua famiglia, a cominciare dal nonno Giovanni Bovio, illustre giurista e senatore della repubblica, cui e’ intitolata una fra le piu’ importanti logge del Grande Oriente d’Italia che ha sede a Napoli, la citta’ dove Corso Bovio era nato nel 1948.
Difensore di personaggi come Marcello Dell’Utri, Paolo Berlusconi e, piu’ recentemente, Stefano Ricucci, secondo indiscrezioni pubblicate dal Sole 24 Ore all’indomani della sua scomparsa Bovio custodiva un archivio “esplosivo”, dal quale sarebbe stato possibile riscrivere la vera storia del capitalismo italiano.
Dopo il sequestro da parte della Procura milanese, su quelle carte, da allora, e’ caduto il silenzio.