L’intervista a Genchi di Pietro Orsatti: l’anomalia Italia in mille pagine
Stampa questo articoloDa www.orsatti.info 8 dicembre 2009
Esce in questi giorni il libro intervista a Gioacchino Genchi, il superpoliziotto consulente di “Why not” e di centinaia di altri processi. Che non si difende ma attacca. E cerca di spiegare i nodi oscuri del mondo giustizia
di Pietro Orsatti su Terra
Esce in libreria Il caso Genchi, mastodontico libro intervista al consulente più discusso, più odiato e amato d’Italia, curato da Edoardo Montolli per Aliberti editore. Un libro di intrecci e indagini, di nomi e cognomi (l’indice dei nomi è impressionante) che ripercorre vent’anni di carriera da poliziotto e da consulente delle procure di mezzo Paese. «Ci sono solo due indagini che non mi hanno fatto terminare – spiega Genchi – quella a Catanzaro, “Why not”, e quella sulle stragi del 1992. Sarà un caso che ci fossero corrispondenze di nomi e ambienti fra le due inchieste?».
C’è un nome che torna spesso nel suo libro, quello di Elia Valori, l’unico membro della P2 espulso “per indegnità” da Licio Gelli. Stavate per arrivare a lui a Catanzaro con De Magistris?
E ci hanno fermato appena in tempo. Un personaggio molto interessante, collezionista di cariche pubbliche, e amicizie ed entrature nella politica, ai vertici tanto del Viminale quanto di Mediobanca. Senza poi parlare dei contatti con la magistratura. Le faccio un esempio, che risale ai momenti più caldi delle inchieste sulle concessioni Umts e sui casi Parmalat, Cirio e Unipol. Ci sono frenetici contatti di Valori con il procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, perfino sui telefoni dei familiari, e poi con Latorre, Minniti, Cossiga, Ricucci, Geronzi, Benetton, Caltagirone, Gavio, Rovati, con i generali Cretella, Adinolfi e Jannelli della Guardia di finanza, il Viminale, Bankitalia e perfino con i centralini del Vaticano.
Il procuratore aggiunto Toro è lo stesso che l’ha indagata per violazione della privacy?
Esatto, lo stesso. Lo stesso che ha ordinato il sequestro della mia documentazione e che poi ha trattenuto parte della stessa nonostante ne fosse stato ordinato il dissequestro e la restituzione.
Utilizzando il Ros dei carabinieri per eseguire il mandato di sequestro.
Compresi quei documenti relativi alle inchieste che stavo facendo su di loro. Sugli uomini e gli ex uomini del Ros di Roma. Su quella squadra di carabinieri entrata e uscita dai servizi segreti con il generale Mario Mori. E su altri loro colleghi dirottati in Pirelli e in Telecom, rimasti comunque legati a doppia mandata ai riferimenti d’origine all’interno dell’Arma.
Telecom. Uno scandalo, quello delle intercettazioni e dei dossier, che sembra essersi dissolto .
Giuliano Tavaroli, ex capo della security della Telecom di Marco Tronchetti Provera, è imputato per aver accumulato migliaia di dossier su giornalisti, politici e imprenditori spiati illegalmente. Ne sta parlando qualcuno di quella vicenda? A che punto è quella inchiesta? Quei dossier, forse, rappresentano un’assicurazione. Come non si è mai chiarito quali siano stati i rapporti che intercorrevano fra Tavaroli e Pio Pompa e l’allora capo del Sismi Nicolò Pollari.
Lei parla anche dei conflitti di interesse che toccano numerosi magistrati.
Parlo dell’incompatibilità dei magistrati a ricoprire incarichi amministrativi e politici, comune e principale, unico, vero e più grave problema della magistratura italiana. Fino a quando ai magistrati sarà consentito di entrare e uscire dalle procure e dai tribunali per mettersi al servizio dei politici e poi ritornare a esercitare funzioni giudiziarie, penso non ci sarà mai una giustizia giusta. L’indipendenza della magistratura va difesa con i fatti e non con le parole. L’indipendenza dei magistrati non può essere solo uno slogan della casta, per fare quello che fa comodo. Non serve alcuna divisione delle carriere. Basta solo dividere i magistrati dalla politica.