Se fosse vero quanto afferma il sindaco D’Occhio, i casalesi sarebbero parte offesa nel procedimento penale per la Tangentopoli telesina.
Stampa questo articoloALTRABENEVENTO – Comunicato stampa del 16 ottobre 2009
Il sindaco di Telese Terme, Giuseppe D’Occhio, recentemente arrestato per la Tangentopoli Telesina, si difende sostenendo di aver voluto aiutare le ditte locali ad aggiudicarsi i lavori per impedire la infiltrazione del clan dei casalesi. Insomma, secondo tali argomentazioni, le gare di appalto per opere pubbliche a Telese venivano truccate a fin di bene, cioè con l’obiettivo di tenere lontana la camorra.
Effettivamente le imprese che si sono aggiudicate i lavori a seguito delle gare truccate, secondo la indagine della Guardia di Finanza, sono tutte locali e quindi sembra davvero che il nobile intento del sindaco sia stato raggiunto.
Pertanto i casalesi, essendo vittime del disegno criminoso contestato dalla Procura della Repubblica ad imprenditori, amministratori e funzionari pubblici telesini, potrebbero costituirsi “parte civile” nel processo e chiedere pure il risarcimento per il danno subito in quanto illecitamente esclusi dagli appalti.
E’ probabile, però, che non lo facciano perché da un po’ di tempo si verifica che le ditte locali partecipano ai piccoli appalti per lavori pubblici mentre le ditte colluse con la criminalità organizzata si dedicano alla costruzione di strutture commerciali o parchi residenziali, con fondi privati da riciclare perché derivanti da attività illecite.
Basta indagare sulla attività edilizia privata a Telese negli ultimi otto anni per capire se i casalesi sono stati tenuti fuori dai giochi delle gare di appalto truccate oppure se c’è stato un “autorevole” accordo per spartirsi il territorio.
Il presidente- Gabriele Corona