Il sindaco di Telese arrestato si giustifica: “Il mio sistema tiene lontano i Casalesi”
Stampa questo articoloRepubblica Napoli del 13 ottobre. -di Antonio Corbo
Prima dell´arresto, la singolare difesa del sindaco D´Occhio. Tangenti versate sui conti della moglie ginecologa. Beni a Positano
TELESE – Due donne al telefono, la madre e la fidanzata di un imprenditore. Sono preoccupate per Almerico Fasano, temono che «se la nave affonda», non saprà salvarsi accusando «il vero cassiere», perché «Almerico è troppo affezionato a Pino D´Occhio». Quel Pino D´Occhio, insinua Lucia Cutillo, la madre di Almerico, «è uno che ha mangiato a sette bocche, che ha mezza Telese». Paola Bondo, la fidanzata, annuisce. Sono tutt´e due ai domiciliari, accusate di aver contribuito a falsificare fatture.
Marzo 2008, a sentirle, c´è un clima già pesante, la Finanza sequestra documenti: politici e imprenditori vanno a consultare gli avvocati, si sa che c´è un´inchiesta aperta in Procura, ma niente cambia. Giuseppe D´Occhio, ingegnere, dirigente dell´Autorità di bacino, è assessore ai lavori pubblici. Manca un anno alla sua nuova elezione a sindaco. Carica ceduta intanto a Gennaro Capasso, uomo suo. Aveva già esaurito i due mandati.
Nel 2009 D´Occhio si ripresenta con la civica “Per Telese, per il Sannio”, centrodestra. Ex Ccd e Udc, solo poco tempo con l´Udeur di Clemente Mastella nominato cittadino onorario di Telese, si ritrova Capasso avversario, con “Per Voi e per Telese”. Scomodo con “Altro Futuro”, vicino a Di Pietro, anche l´altro candidato: Giovanni Liverini, colonnello della Finanza, «solo una coincidenza con l´inchiesta», chiariscono gli stessi amici di D´Occhio. Amici che sono ancora tanti. «È lui il Padreterno», ripete uno dei suoi fedelissimi in un parco deserto di Telese, dove fissa un «incontro che deve rimanere segreto» per «dire la verità finalmente». La verità sua e del sindaco.
D´Occhio, che aderisce al Pdl, domenica a Benevento per ascoltare Berlusconi, ha stravinto anche l´ultima elezione. Con 1800 voti contro i 1280 di Capasso e altrettanti di Liverini. «È lui che ha fatto diventare grande Telese in 25 anni, il centro di tutta la Valle, tutti gli uffici e i negozi sono qui, notte e giorno per acquisti e movida si viene solo qui». La domanda («Ma nessuno si accorgeva di questo monopolio, di queste tangenti?») incrocia una risposta arrogante nella sua fierezza. «Pino D´Occhio lo diceva sempre: devono vincere le nostre imprese sennò arrivano quelle dei Casalesi». E per riuscirvi, bisognava proprio formare un cartello di imprese? Stesso tono, brusco. «Qui anche dopo l´arresto la gente è tutta con Pino».
Oggi alle 10 c´è consiglio: D´Occhio in carcere, 11 la sua maggioranza, 5 l´opposizione. Tema: proprio il piano triennale dei lavori pubblici, delega che anche da sindaco D´Occhio ha tenuto per sé. Il presidente del consiglio, Salvatore Verrillo, «Pdl come il sindaco», funzionario all´Agenzia delle Entrate, forse lo farà saltare. Nessuno vuole sciogliere il consiglio, «aspettiamo le decisioni della prefettura, se ci saranno». E nessuno discute D´Occhio, neanche ora che si diffondono particolari imbarazzanti.
Non solo una Mercedes da 40mila euro. Il sindaco avrebbe riscosso molte tangenti attraverso i conti intestati alla moglie, Antonella Zoccolillo, ginecologa, aiuto primario di ostetricia a Cerreto. A suo nome una casa ai Colli Aminei. I finanzieri scoprono terreni e residenza a Positano. Altri immobili. Tutti gli acquisti risultano dal 2000 in poi. «Era sul libro paga degli imprenditori del cartello», scrivono i magistrati. Riceveva 15mila euro da Almerico Fasano, stessa cifra da Sergio Fuschini, 10mila da Quirino Vegliante. Emergono altri 70 mila in assegni per D´Occhio, altri ancora versati alla moglie da Alberto Pilla (9 mila), da Vegliante (oltre 25mila), altri girati da Pasquale Giaquinto, assessore all´anagrafe. Tutti arrestati.
Tommaso Sodano, da senatore di Rifondazione, aveva presentato interrogazioni «sulla costruzione del liceo e una strana compravendita». E Sinistra e Libertà riappare, adesso. Un comunicato ricorda le reazioni dell´epoca: «Dicevano: “Figuriamoci se possiamo preoccuparci di Vendola”». Era il 2002. D´Occhio non se n´è preoccupato fino a ieri mattina. Per sette anni.
(a. c.)
(13 ottobre 2009)