Tangentopoli Telesina: il PM Antonio Clemente aveva chiesto 38 provvedimenti, tra arresti ed interdizioni, ma il GIP ne ha autorizzati solo 18.
Stampa questo articoloRepubblica Napoli del 13 ottobre di Antonio Corbo
Telese, 7 anni di appalti truccati da sindaco e “cartello” di imprese. Le ditte simulavano anche le offerte dei 30 concorrenti. Un usciere confessa.
Un indagato: 486 mila euro in cantina, ne dichiara 6 mila.
TELESE – L’ultima tangentopoli è crollata al numero 1 di via Forche Caudine, alle sei e mezzo. A Telese, settemila abitanti, paesotto elegante che vive di turismo intorno alle terme e al centro benessere con albergo di lusso, la Finanza ha arrestato il sindaco. Pochi minuti dopo, altri 14 tra dipendenti comunali e imprenditori. Giuseppe D´Occhio, 53 anni, per 25 sindaco o assessore, lista civica di centrodestra, è accusato di aver pilotato un sistema per truccare appalti di opere pubbliche. L´accelerazione alle indagini avviate nel 2002 risale al 2006, quando il pm Antonio Clemente appena arrivato dalla Procura di Napoli apre il filone che porta al blitz. Poteva essere anche più vasta la retata: dei 38 provvedimenti richiesti, il gip Maria Di Carlo ha concesso 15 arresti, 3 domiciliari, 3 interdizioni. Indagati 55 imprenditori e 5 dipendenti comunali. Totale, 78.
Le perquisizioni scoprono a San Salvatore Telesino nella cantina di uno degli indagati non arrestati dal gip, 456 mila euro in contanti e assegni per 41 mila. Vincenzo Domenico Maturo, 41 anni, risiede in via del Lavoro. Tutto da dimostrare che quel danaro abbia una illecita provenienza, certo. In attesa delle nuove indagini, affidate al capitano Vincenzo Pesapane, il comandante provinciale Gianni Palmacci ha fatto controllare la sua dichiarazione. Sorprendente il dato: l´imprenditore avrebbe un reddito di seimila euro l´anno, appena 500 al mese. Non ha potuto finora spiegare l´origine di quella somma, perché la nascondesse, e se fosse tutta sua. Rischia almeno una denuncia per evasione fiscale.
L’indagine può svelare altri retroscena. Da Napoli il comandante regionale Giuseppe Mango ha messo a disposizione della Procura di Benevento, diretta da Giuseppe Maddalena, una task force di finanzieri. Vanno definiti altri passaggi di danaro e collegamenti, spiegate frasi criptiche delle intercettazioni, appare chiaro invece agli inquirenti il sistema: un cartello di imprese per aggiudicare gli appalti di lavori pubblici sempre alle stesse, con la supervisione del sindaco D´Occhio, di Antonio Antonuccio, dirigente dell´Ufficio Tecnico e sempre “responsabile unico del procedimento”. È indicato anche come collettore delle tangenti. Solo nel 2005 il “cartello” delle imprese non si è aggiudicato due appalti, su 17 opere. Dal 2002 al 2007 hanno sempre vinto le stesse ditte tutte le gare. In media, 25 su 25. Un fiume immenso di danaro pubblico per manutenzioni di strade, impianti ed edifici, persino una caserma dei carabinieri, per riqualificare intere zone, come il viale principale Eduardo Minieri dove ha sede il Comune, costruire i cavalcavia che hanno eliminato il disagio di tre passaggi a livello ferroviario. Centrale nell´indagine l´impresa di materiale edile “Coedil Fap” di Almerico Fasano, arrestato. La madre e la fidanzata, Lucia Cutillo e Paola Biondo, danno con le loro telefonate un ampio scenario. Associazione per delinquere, turbativa d´asta, corruzione, frode nelle forniture i reati più gravi.
Sistema quasi perfetto. Minato però dalla ingenuità. Un usciere del Comune, tenuto all´oscuro, va a ritirare i plichi delle offerte. Non lo manda il Comune, ma dagli stessi imprenditori che li avevano spediti. Il pm Antonio Clemente con il capitano Vincenzo Pesapane chiede la prova grafica. E si dimostra che la stessa persona compilava le offerte per la sua azienda e quelle concorrenti. Le inviava. E sempre dallo stesso ufficio postale, e in numero successivo. Come rivela il registro delle raccomandate. La regia di questa megatruffa rispettava nei dettagli il bando: almeno 30 dovevano essere le offerte perché la gara fosse valida. E almeno 30 pervenivano al Comune.
L’avidità ha tradito i concorrenti. Come i periti hanno accertato, i ribassi in quel tipo di opere vanno dal 15 al 29 per cento sulla cifra indicata dal bando. La certezza di vincere in questa competizione fittizia induce l´imprenditore predestinato al successo finale a proporre ribassi insignificanti, intono allo 0,40 per cento. Neanche questa anomalia poteva sfuggire in tanti anni a magistrati e finanzieri.