Non si possono usare i soldi destinati alle imprese e alla occupazione per acquistare una speculazione privata non riuscita.
Stampa questo articoloL’8 maggio scorso, Il Sannio Quotidiano pubblicava parte della lettera con la quale il Consorzio Cepid dettava al Comune di Benevento le sue condizioni per la cessione delle aree private di Piazza Duomo sulle quali si sta già edificando un edificio pubblico. La questione è nota: dieci anni fa l’Amministrazione guidata da Pasquale Viespoli cedette a tale consorzio le aree pubbliche, cioè ex strade esistenti prima dei bombardamenti del ’43 dinanzi alla Cattedrale, per consentire la costruzione di un edificio privato ed in cambio il CEPID prometteva di cedere gratuitamente al Comune i suoli privati sui quali realizzare una piazza.
Le aree pubbliche sono state effettivamente occupate dal CEPID che ha avviato nel 2000 la costruzione di un palazzo i cui lavori sono fermi da tempo, ma i suoli privati dopo 10 anni, non sono mai stati trasferiti al Comune che ha urgenza di sanare la questione perché non può continuare a costruire il Museo pubblico e poi ritrovarsi con i privati che potrebbero accampare diritti.
Con la lettera pubblicata da Il Sannio Quotidiano, il Consorzio CEPID si dichiarava disposto a cedere le aree al Comune ma in cambio voleva che l’Ente pubblico acquistasse per il costo di € 3.612.000 euro, lo scheletro di cemento del palazzo privato non completato a causa di diverse vicende giudiziarie tuttora in corso. Il Cepid stabiliva pure che tali passaggi di proprietà dovevano essere completati entro il 30 giugno 2009. Si tratta di pretese assurde perché il CEPID per rispettare un impegno assunto nel 1999, cioè la cessione delle aree per le quali ha già ha ricevuto in contropartita altri terreni, non può porre oggi altre condizioni.
L’attuale Amministrazione Comunale di centrosinistra che dai banchi dell’opposizione aveva denunciato anche alla magistratura la “speculazione” di Piazza Duomo, non ha ritenuto di chiarire ai cittadini il proprio orientamento dimenticando che non si tratta di una questione privata bensì di spiegare perché non sono stati acquisiti al patrimonio pubblico i suoli promessi e per quale motivo si dovrebbero spendere altri soldi pubblici per acquistare un edificio già contestato in varie sedi.
Il termine del 30 giugno, posto dal CEPID per il contratto è scaduto e nel bilancio di previsione approvato dal Consiglio Comunale a maggio scorso non vi è traccia di fondi per acquistare quel palazzo.
Ma a quanto pare le trattative non si sono interrotte affatto. Se è vera la indiscrezione che circola a Palazzo Mosti, l’Amministrazione comunale vorrebbe pagare il CEPID utilizzando i finanziamenti recentemente concessi dalla Regione Campania per servizi alle imprese e il sostegno a nuova occupazione.
Si tratta del progetto “Incubatore d’impresa” da collocare nell’area PIP di contrada Roseto e finanziato con 7 milioni di euro del “parco progetti” per “dare organica sistemazione urbanistica all’area interessata prevedendo infrastrutture e servizi necessari alla forte domanda di suoli per la localizzazione di microimprese e artigiani, frutto di una politica di rilancio del settore perseguita dall’amministrazione e favorita dai programmi nazionali d’investimento nelle aree svantaggiate del mezzogiorno”.
Che cosa c’entra Piazza Duomo? Perché i fondi destinati alla crescita delle aziende produttive e alla occupazione dovrebbero essere utilizzati per acquistare lo scheletro di cemento già vecchio di 10 anni e frutto di una operazione privata mal riuscita ?
Una doverosa risposta dovrebbero darla il Sindaco- Fausto Pepe e gli assessori competenti: Raffaele Del Vecchio- beni culturali; Luigi Boccalone- finanze; Aldo Damiano- opere pubbliche; Pietro Iadanza- attività Produttive; Cosimo Lepore- patrimonio e Giovanni D’Aronzo- trasparenza. Ma pure Nicola Boccalone, ex assessore della Giunta Viespoli, poi Direttore Generale di D’Alessandro e ora capo dell’opposizione, dovrebbe finirla con il suo imbarazzato silenzio sull’argomento.
Il presidente – Gabriele Corona.