Dossier : “L’incendio del capannone Barletta ed il comportamento delle autorità preposte alla tutela dell’ambiente e della salute”
Stampa questo articoloTesto distribuito nel corso della Conferenza stampa del 22 agosto nella sala Consiliare del Comune di San Giorgio del Sannio
Dossier : “L’incendio del capannone Barletta
ed il comportamento delle autorità preposte alla tutela dell’ambiente e della salute”
Il 23 maggio scorso a San Giorgio del Sannio, il deposito del supermercato Barletta in via Cesine che conteneva alimentari, detergenti e varie sostanze chimiche, prendeva fuoco bruciando ininterrottamente per tre notti e due giorni e producendo un gravissimo inquinamento dell’aria e di tutto l’ambiente circostante dove vivono diverse famiglie.
[Doc.1 – Doc.2 – Doc.3 – Doc.4 – Doc.5 – Doc.6 – Doc.7- Doc.8 – Doc.9 – Doc.10 - Doc.11 - Doc.12 ] (altre immagini su fotogallery de Il Quaderno )
L’incendio dalle tettoie aggiunte al capannone sotto le quali erano conservati materiali incendiabili ed alimentari, si è propagato alla abitazione della famiglia Carpentieri, bruciando la loro auto parcheggiata oltre la strada e procurando seri danni a tutta la struttura. Le tre signore che abitano la casa sono state svegliate di soprassalto dallo scoppio dei vetri delle camere da letto ed hanno respirato a lungo tutti gli inquinanti sprigionati dall’incendio. Nessuna autorità si è però preoccupata neppure di esprimere solidarietà e sostegno morale alle tre malcapitate. [ Doc.13 - Doc.14 – Doc.15 – Doc.16 – Doc.17 – Doc.18 - Doc.19 – Doc.20 – Doc.21 – Doc.22 – Doc.23 – Doc.24 – Doc.25 – Doc.26 – Doc.27 – Doc.28 – Doc.29 – Doc.30 - 31-scheda-normativa-attivita-commerciale-allingrosso2 – Doc.32- Doc. 33- Gazzetta di Benevento ]
Il 24 luglio, dopo due mesi da quella terribile notte, nessun provvedimento era stato ancora assunto per stabilire il livello di inquinamento prodotto, il danno alla salute degli abitanti della zona e dei lavoratori delle attività confinanti e non erano stati ancora rimossi i materiali bruciati e quelli in decomposizione, attaccati da insetti ed animali vari. Le autorità preposte alla tutela della salute e dell’ambiente sostenevano che era impossibile intervenire perché il sito risultava sottoposto a sequestro giudiziario, ed invece il 2 luglio il magistrato aveva già dissequestrato. [doc. 34-lettera aperta al sindaco – doc.35cronologia-eventi ]
Il 7 agosto a seguito di Ordinanza del sindaco di San Giorgio del Sannio, cominciavano i lavori di abbattimento del capannone, senza i dovuti sistemi di sicurezza e quindi con spargimento di polvere di cemento e cenere contenente metallo e plastica, senza rimuovere neppure gli alimentari in putrefazione che continuano ancora oggi ad infestare l’aria con una puzza insopportabile. [doc.36-ordinanza-del-sindaco- doc. 37 – doc. 38 - doc. 39 - doc. 40 – doc. 41 – doc. 42 – doc. 43 ] l
Solo a seguito delle proteste di Altrabenevento (doc.44) e dell’intervento della DIGOS, (Doc.45 – doc.46 – doc.47 ).venivano adottati alcuni accorgimenti per ridurre l’ulteriore diffusione di inquinanti e si scopriva che quel modo “barbaro” di effettuare i lavori era stato concordato con la Conferenza dei Servizi del 5 agosto, tra Sindaco, ARPAC, ditta proprietaria del capannone e ditta incaricata della “bonifica”, senza invitare la Regione e la Provincia, ambedue competenti in materia. [doc. 48-trascrizione-conferenza servizi ]
Gli accertamenti successivi di Altrabenevento hanno consentito di accertare che le autorità preposte non hanno rispettato le norme relative alla bonifica dei suoli inquinati. [doc.49-procedure-di-legge-per-i-siti-inquinati – doc. 50]
Infatti, la Legge ambientale (d.lgs.n.152/06, Doc.51 – Art.242 ) prevede che la procedura di bonifica dei siti contaminati deve essere applicata non appena si verifica un evento che sia anche solo potenzialmente in grado di contaminare il sito: quindi tutta la zona del capannone Barletta a Cesine, adibito a deposito di merce varia per il rifornimento dei supermercati, bruciato per 60 ore, e le aree adiacenti devono essere sottoposti alle procedure ed ai controlli previsti dalla legge e dai protocolli fissati dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’ISPRA, Istituto per la protezione e la ricerca ambientale.
Le fasi da rispettare , in breve, sono le seguenti:
1 – Entro le 24 ore dall’evento il responsabile dell’immobile deve mettere in atto le misure di prevenzione e darne comunicazione agli enti preposti: Comune, Provincia, Regione, Arpac e Prefetto.
2- Indagine preliminare : il responsabile del sito deve effettuare analisi ed accertamenti per stabilire se si è verificata contaminazione del terreno, dell’aria e dell’acqua ossia se sono stati superati i parametri stabiliti per legge: è bene sapere che anche le modalità e le tecniche dei prelievi sono rigorosamente stabilite dalle norme e dai protocolli.
Se anche uno solo dei parametri risulta superato deve essere effettuato entro trenta giorni il Piano di “caratterizzazione dei rifiuti”.
La Conferenza di servizi viene convocata dalla Regione (quindi Arpac e/o Settore Ecologia) e non dal Comune, che autorizza il piano di caratterizzazione.
3 – Successivamente, al sito è applicata la procedura di analisi del rischio specifica per la determinazione delle contaminazioni.
Se i valori risultanti dall’analisi di rischio superano i valori di legge, deve essere effettuato il progetto di bonifica.
Ogni intervento è sottoposto al controllo ed alla autorizzazione degli enti preposti, Provincia ed Arpac: il Comune e la Regione sono obbligati ad intervenire e a sostituirsi al responsabile ove questi non provveda e ad applicare le sanzioni amministrative per la mancata attività di prevenzione,analisi e bonifica.
La mancata attuazione anche di una sola delle fasi della procedura è sanzionata penalmente.
Nel caso dell’incendio del capannone Barletta e delle aree confinanti, non è stata effettuata nessuna delle attività previste e non sono stati effettuati gli interventi ed i controlli previsti per legge.
L’Arpac ha effettuato i campionamenti per le diossine in data 29 luglio e i risultati non sono ancora pronti, ma si sa che sono stati rilevati nell’aria tracce consistenti di Benzene ed altri inquinanti dovuti alla combustione della plastica.
Risulta inoltre che il Piano previsto dalla Conferenza di Servizi del 5 agosto e consegnato dalla ditta incarica della “bonifica” non contiene gli elementi fondamentali previsti per legge. [ doc.52 - doc. 53 ]
L’importanza del rispetto delle procedure di bonifica dei siti interessati da eventi di possibile contaminazione è stata invece recepita da altre amministrazioni comunali e provinciali, (Padova, Abruzzo, Orvieto, Ferrara, Castelvoturno, Firenze)
Dovunque, pertanto, massima attenzione ed allerta per la possibile contaminazione dei siti interessati da incendi: a San Giorgio del Sannio, invece, gli Enti preposti sono assenti. Comune ed Arpac non hanno neppure vigilato sui lavori di abbattimento del capannone, né hanno espresso osservazioni critiche al Piano di “bonifica”; la ASL si è limitata a mandare qualche lettera, non ha partecipato alla Conferenza dei Servizi, ha redatto un verbale di sopralluogo dopo circa tre mesi ed a seguito di un sollecito della Prefettura e non ha ancora sottoposto le persone residenti ed i lavoratori a controlli sanitari. La Provincia che pure ha ricevuto le note Arpac ed il presunto Piano di bonifica non è ancora intervenuta, dopo 90 giorni, pur avendo competenze specifiche. [ il Sindaco, Giorgio Nardone - Il deputato Mario Pepe - L’assessore all’ambiente della Provincia, Gianluca Aceto - il vice sindaco di San Giorgio e consigliere provinciale, Claudio Ricci )