ATTENZIONE: La pubblicazione degli articoli continua sul sito www.altrabeneventopossibile.it
You Are Here: Home » Corruzione » Marcia delle “agende rosse” a Palermo.

Marcia delle “agende rosse” a Palermo.

Stampa questo articolo Stampa questo articolo

paolo-borsellino18 luglio 2009
Palermo. Circa 200 persone hanno cominciato la “marcia delle agende rosse” che da via D’Amelio raggiungerà castello Utveggio in ricordo del procuratore aggiunto Paolo Borsellino e della sua scorta uccisi dalla mafia il 19 luglio del 1992.
Tutti hanno in mano le agende rosse, che rappresentano quella del giudice che non fu mai ritrovata. Alla testa del corteo il fratello di Paolo Borsellino, Salvatore, e Luigi De Magistris, magistrato ed esponente di Italia dei valori. “La lotta alla mafia procede per due vie diverse – ha detto Salvatore Borsellino – Da un lato una parte delle forze dell’ordine e della magistratura che conduce una lotta serrata, dall’altro lato ci sono altre istituzioni, come la politica, che si contraddistinguono per una fortissima carenza di provvedimenti contro la mafia”. “Dal ’92 ad oggi si e’ fatto poco – ha proseguito – Sembra quasi che qualcuno stia pagando delle cambiali alla mafia. Oggi finalmente, dopo anni di tenebre, la lotta che si sta conducendo nelle procure di Palermo e Caltanissetta sta andando nel verso giusto. Si stanno acquisendo elementi positivi. Fino ad oggi ci sono stati tanti depistaggi, ora si sta lavorando per coprire la complicità di pezzi deviati delle istituzioni”.

ANSA

Borsellino: “Evitare che a pentiti tappino la bocca”
18 luglio 2009
Palermo. “Se pentiti come Giovanni Brusca e Massimo Ciancimino non avevano parlato fino adesso è perché forse non avevano trovato le interfacce giuste all’interno della magistratura”. Lo ha detto Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso dalla mafia nel 1992, che sta partecipando alla “marcia delle agende rosse”. “Bisogna lavorare adesso – ha proseguito – affinché a questi collaboratori di giustizia non venga tappata la bocca”. Il fratello del magistrato ucciso ha condotto il corteo di persone, tutte con l’agenda rossa in mano, e alla partenza ha detto: “resistenza. L’agenda rossa esiste”. Alla marcia stanno partecipando persone provenienti da tutta Italia.

ANSA

Borsellino: “Marcia con agende rosse per non dimenticare”
18 luglio 2009
Palermo. Al grido di “Resistenza. L’agenda rossa esiste” è partita questo pomeriggio da via D’Amelio la “marcia” voluta da Salvatore Borsellino, per commemorare il fratello Paolo, procuratore aggiunto ucciso il 19 luglio del 1992 assieme agli agenti di scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Nessun politico, pochi palermitani, tanta gente del Nord alla marcia che ha il sapore della protesta più che del ricordo. Protesta contro lo Stato che “ha fatto – ha detto Salvatore Borsellino – davvero poco in 17 anni” per scoprire i mandanti di quella strage che avvenne a soli 57 giorni dall’uccisione dell’altro magistrato, Giovanni Falcone. Circa trecento persone si sono messe in marcia verso castello Utveggio (ex sede del Sisde, da cui, secondo i parenti di Borsellino, sarebbe forse partito il segnale per uccidere il magistrato) con le agende rosse in mano, che rappresentano quella del giudice che non fu mai ritrovata, e tenendo lo striscione “Via D’Amelio, strage di Stato”. Alla testa del corteo, oltre a Salvatore Borsellino, c’era anche l’ex pm Luigi De Magistris, esponente di Italia dei valori. “La lotta alla mafia procede per due vie diverse – ha detto Salvatore Borsellino -. Da un lato una parte delle forze dell’ordine e della magistratura che conduce una lotta serrata, dall’altro lato ci sono altre istituzioni, come la politica, che si contraddistinguono per una fortissima carenza di provvedimenti contro la mafia”. Le nuove indagini sulle stragi aprono adesso spiragli di speranza verso l’affermazione della verità. “Oggi finalmente, dopo anni di tenebre – ha proseguito Borsellino -, la lotta che si sta conducendo nelle procure di Palermo e Caltanissetta sta andando nel verso giusto”. La sorella, Rita, parlamentare europeo del Pd, si chiede però “perché queste piste vengano fuori solo dopo 17 anni. Ho molti dubbi, ma non accuso nessuno”. Per Salvatore Borsellino “Se pentiti come Giovanni Brusca e Massimo Ciancimino non avevano parlato fino adesso è perché forse non avevano trovato le interfacce giuste all’interno della magistratura”. Proprio affinché i pm continuino a lavorare “bisogna vigilare – ha detto De Magistris – perché non vengano fermati da parte di pezzi deviati delle istituzioni che hanno operato e opereranno per ostacolare la magistratura”.

Condividi su:
  • Twitter
  • Facebook

© Altrabenevento

Scroll to top