LA PROCURA CONTESTA DIVERSI REATI PENALI AL ”SIGNORE DEI CARRELLI”
Stampa questo articolo“Tanto tuonò che piovve”.
La Procura della Repubblica di Benevento, dopo 4 anni ha concluso le indagini per i fatti connessi alla realizzazione dell’Ipermercato di via Valfortore ed ha contestato vari reati a Maurizio Zamparini, all’ex Dirigente del Settore Urbanistica, all’Amministratore della società che ha venduto a Zamparini i terreni, al tecnico direttore dei lavori, all’Amministratore del Consorzio delle ditte costruttrici
Non si sa perchè l’inchiesta è durata tanto, ma è certo che se queste comunicazioni giudiziarie, datate 3 novembre, fossero arrivate 20 giorni prima, la attuale Giunta di Centrosinistra non avrebbe fatto la fesseria di approvare la delibera 150 che si potrebbe configurare, addirittura, come prosecuzione dei reati appena contestati.
IL QUADERNO del 16/11/2006 :: 16:39:57
Benevento, iper: chiuse le indagini della Procura, 5 indagati
Cinque gli indagati avvisati dalla Procura della Repubblica di Benevento per le vicende legate alla costruzione dell’ipermercato “I Sanniti” in via dei Longobardi: ora hanno venti giorni di tempo per presentare le proprie memorie difensive alla Procura della Repubblica. Si sono concluse, infatti, le indagini preliminari relative ai presunti illeciti legati alla costruzione del polo commerciale dell’imprenditore Maurizio Zamparini, di recente inaugurato.
Al termine della fase investigativa, durata oltre quattro anni, il sostituto procuratore della Repubblica di Benevento, Giovanna Pacifico, ha disposto la notifica agli indagati dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari e della nomina del difensore d’ufficio ai sensi degli articoli 415bis e 369bis del Codice di procedura penale.
I destinatari della notifica sono Francesco Cassano, già dirigente dell’Ufficio Gestione del territorio del Comune di Benevento nella passata Amministrazione Comunale di centrodestra, l’imprenditore Maurizio Zamparini, Paolo D’Arco, amministratore unico della “Reti e Sviluppo srl”, Rosa De Santis, progettista e direttore dei lavori e Pietro Ciardiello, legale rappresentate e responsabile della ditta esecutrice dei lavori.
I reati contestati spaziano dalla lottizzazione abusiva all’abuso d’ufficio, passando per il falso ideologico e l’omissione d’atti d’ufficio.
La chiusura delle indagini non comporta alcuna immediata conseguenza per gli indagati. Il pubblico ministero, una volta acquisite eventuali dichiarazioni spontanee o memorie difensive nei citati venti giorni, dovrà decidere come procedere: chiedere il rinvio a giudizio al Giudice per le Indagini Preliminari ovvero optare per l’archiviazione del caso.
La questione di estrema complessità, vista la durata delle indagini, è ancora tutta aperta e sugli indagati non pesa al momento alcuna imputazione.
Recita il Codice di Procedura Penale infatti che “l’avviso notificato contiene la sommaria enunciazione del fatto per il quale si procede, delle norme di legge che si assumono violate, della data e del luogo del fatto, con l’avvertimento che la documentazione relativa alle indagini espletate è depositata presso la segreteria del pubblico ministero e che l’indagato e il suo difensore hanno facoltà di prenderne visione ed estrarne copia.
L’avviso contiene altresì l’avvertimento che l’indagato ha facoltà, entro il termine di venti giorni, di presentare memorie, produrre documenti, depositare documentazione relativa ad investigazioni del difensore, chiedere al pubblico ministero il compimento di atti di indagine, nonché di presentarsi per rilasciare dichiarazioni ovvero chiedere di essere sottoposto ad interrogatorio. Se l’indagato chiede di essere sottoposto ad interrogatorio il pubblico ministero deve procedervi.
Quando il pubblico ministero, a seguito delle richieste dell’indagato, dispone nuove indagini, queste devono essere compiute entro trenta giorni dalla presentazione della richiesta. Il termine può essere prorogato dal giudice per le indagini preliminari, su richiesta del pubblico ministero, per una sola volta e per non più di sessanta giorni”.
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IL SANNIO QUOTIDIANO del 17 novembre 2006
(pb) Il parcheggio nel parco fluviale sarebbe stato concepito fin da principio come parcheggio a servizio del nascituro centro commerciale ‘I Sanniti’. Il Comune l’avrebbe saputo, ma non avrebbe fatto nulla per impedire che si concretizzasse una presunta lottizzazione abusiva, anzi avrebbe dato tutte le autorizzazioni. E’ la conclusione cui approda il sostituto procuratore Giovanna Pacifico, che ha concluso un’inchiesta nata tre anni fa, corredata da tre consulenze. Faldoni con migliaia e migliaia di pagine, un’indagine condotta dalla sezione di pg della polizia, nella quale risultano coinvolti – per tutti un avviso di chiusura dell’attività investigativa – Francesco Cassano, Maurizio Zamparini, Paolo D’Arco, Rosa De Santis e Pietro Ciardiello.
Secondo la procura, l’ex dirigente del Settore Urbanistica del Comune, Cassano, avrebbe “procurato intenzionalmente a Maurizio Zamparini un ingiusto vantaggio patrimoniale”, rilasciando il permesso a costruire (numero 175 del 29 luglio 2005) che di fatto avrebbe consentito all’imprenditore friulano di “concretizzare una (presunta ndr) lottizzazione abusiva di terreni, rimanendo il parcheggio all’esclusivo servizio dell’ipermercato in corso di realizzazione su fondo adiacente”. Che di questo si trattasse, era evidente, sostiene il pm, fin dalla sottoscrizione dell’atto notarile con il quale Paolo D’Arco, amministratore unico di Reti e Sviluppo, cedeva a Maurizio Zamparini i terreni sui quali sarebbero stati realizzati i tre capannoni poi dichiarati abusivi dal Tar, e l’area a parcheggio che doveva essere asservita all’ipermercato pur ricadendo in zona destinata a parco fluviale.
Era il 26 marzo 2002. Della struttura di grande distribuzione commerciale, all’epoca, non esisteva un solo mattone. A distanza di qualche mese (6 agosto 2002) l’Ufficio Vigilanza edilizia del Comune notiziava Cassano circa la situazione in corso, ma il dirigente riteneva, a detta della procura, di poter proseguire nell’iter autorizzativo che sfociava, il 2 marzo 2005, nella conclusione di un accordo con il quale Zamparini si impegnava ad abbattere i tre capannoni realizzati da Reti e Sviluppo e dichiarati illegittimi dal Tar, e a cedere al Comune un’area da 21.330 metri quadri “ricadente – fa notare l’accusa – per ampia parte sugli argini del fiume Calore”. L’ente locale, dal canto suo, si impegnava a rilasciare il nulla osta paesaggistico e il permesso di costruire per il “parcheggio alberato di metri quadri 22.902 aperto al pubblico”. Un parcheggio dunque autorizzato quale intervento di riqualificazione ambientale che in realtà, sempre in base a quanto ipotizzato dalla procura, avrebbe rappresentato un’area asservita alle attività dell’iper inaugurato lo scorso 19 ottobre.
La procura rileva inoltre che Cassano avrebbe “indebitamente rifiutato un atto del suo ufficio”, cioè quello con il quale, il 22 giugno 2005, i geometri Giovanni Mirabella e Bernardino Tretola, responsabili del procedimento, evidenziavano le variazioni essenziali delle opere realizzate rispetto a quelle assentite con la concessione edilizia 7561/2003.
Se a Cassano si contestano dunque le ipotesi di reato di abuso d’ufficio (in concorso con Zamparini) e l’omissione in atti di ufficio, per lo stesso Maurizio Zamparini (committente delle opere), Paolo D’Arco (amministratore unico di Reti e Sviluppo), Rosa De Santis (direttore dei lavori), e Pietro Ciardiello (legale rappresentante del consorzio di ditte che eseguiva i lavori), i rilievi riguardano a vario titolo la realizzazione di opere giudicate difformi dalla richiesta di permesso di costruire, la presunta lottizzazione abusiva e il falso ideologico. Architrave del ragionamento della Procura è ancora una volta l’atto sottoscritto da D’Arco e Zamparini il 26 marzo 2002 a Semarate (Varese), l’ormai celebre atto del notaio Brezzi. E’ in quel documento, infatti, che i due, secondo la procura, avrebbero messo nero su bianco la destinazione dell’area sulla quale sarebbe nato il parcheggio asservito all’iper anziché ai tre capannoni, come previsto invece dalla concessione edilizia. Gli indagati (sono assistiti dagli avvocati Umberto Del Basso De Caro, Roberto Prozzo, Mariella Cari, Quirino Cinciaruso) hanno ora venti giorni a disposizione per presentare memorie difensive o chiedere di essere ascoltati; poi, il pm deciderà se chiedere o meno il rinvio a giudizio.
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altrabenevento
gruppo di lavoro per la città sostenibile contro il malaffare
Comunicato stampa 17 novembre 2006
La Procura della Repubblica di Benevento, a conclusione di una lunga indagine, ha inviato a Maurizio zamparini ed altre 4 persone, apposita comunicazione giudiziaria per contestare diversi reati penali connessi alla realizzazione dell’Ipermercato “I Sanniti” di via Valfortore, tra i quali quelli di Lottizzazione abusiva, Falso, Omissione ed Abuso di ufficio.
La vicenda che ha avuto inizio nel 1999, quando la società EMMEZZETA firmò un accordo con due società di Castellammare di Stabia, per realizzare a Benevento un Ipermercato, si è caratterizzata per le tantissime polemiche che ha prodotto anche nella stessa maggioranza di centrodestra, con l’UDC contro AN e la sfiducia all’ex assessore all’Urbanistica, Roberto Capezzone, rimosso dall’incarico.
Il primo esposto per segnalare le strane vicende connesse al rilascio del Piano di Lottizzazione, prima negato, fu presentata a Marzo 2002, dall’onorevole Titti De Simone di Rifondazione Comunista. A giugno del 2003 furono sequestrati gli atti presso il Comune di Benevento e a Maggio 2004 l’ex vicepresidente della Commissione Antimafia, Nichi Vendola incontrò il Prefetto per segnalare ancora le strane vicende politico-amministrative di quel Centro Commerciale soprattutto in relazione al prezzo di vendita di alcuni terreni, lievitati in 6 mesi da £ 60 milioni a £ 6 miliardi. Numerosi esposti, diffide e denuncie sono stati presentati dal Partito della Rifondazione Comunista, dalla LIPU e da “altrabenevento” che ha prodotto anche un corposo Dossier consegnato a dicembre scorso anche al Procuratore della Repubblica di Benevento.
L’inchiesta giudiziaria ha evidenziato soprattutto il ruolo dell’ex Dirigente del Settore Urbanistica del Comune, l’arch. Francesco Cassano, il quale nonostante fosse a conoscenza della intenzione di Maurizio Zamparini di “asservire e rendere pertinenziale all’Ipermercato il parcheggio da realizzare nell’area destinata a Parco Fluviale” non ha provveduto ad acquisire l’area al patrimonio comunale ed ha rilasciato all’imprenditore friulano la Concessione Edilizia per realizzare quel parcheggio di 23.000 mq nell’ansa del fiume Calore.
La realizzazione di quel parcheggio, secondo la Procura della Repubblica, configura anche il reato di Lottizzazione abusiva e pertanto appare ancor più grave il comportamento dell’ attuale Giunta Comunale la quale con la delibera 150, ha recentemente autorizzato Maurizio Zamparini ad utilizzare quel parcheggio destinato al Parco Fluviale, come area di sosta a servizio dell’Ipermercato. Ha fatto bene Salvatore De Toma a non votare quella delibera fonte di altre sciagure.
Il coordinatore Gabriele Corona