Mastella approfitta della immunità parlamentare e spara a zero su De Magistris
Stampa questo articolo(Da Il Corriere della Sera del 21 marzo)
Mastella: quel favore che De Magistris venne a chiedere al mio ministero. di Francesco Verderami
Da accusato e simbolo decadente del potere si trasforma in accusatore. È così che Mastella oggi accusa chi il potere dice di averlo combattuto, rivelando addirittura che – quando era Guardasigilli – De Magistris avrebbe chiesto «una raccomandazione» al ministero di Giustizia. La storia risalirebbe al 2006, epperò Mastella sostiene di averla scoperta «solo un mese fa. A raccontarmela sono stati i miei ex collaboratori al dicastero. Mi hanno riferito che – appena fui nominato ministro del governo Prodi – De Magistris si rivolse a loro, cioè al mio staff, per ottenere un favore. L’ allora pm di Catanzaro chiedeva si chiudesse un occhio su un’ inchiesta aperta un anno prima dall’ ispettorato del ministero», quando cioè a via Arenula c’ era ancora il leghista Roberto Castelli. Sostiene Mastella che se fino a un mese fa non sapeva nulla della storia, «è perché il mio ex staff me la nascose. Parlo di integerrimi magistrati che furono reticenti perché non volevano che ne parlassi. Ma dopo aver vissuto malissimo quel che mi è capitato, hanno deciso di confidarmelo. “Tu pensa, mi hanno detto, che De Magistris era venuto a raccomandarsi”. Sono rimasto stupefatto: ma come, il magistrato che combatte contro lo strapotere dei potenti… E sarei io l’ emblema della Casta? Ecco la doppia morale, l’ idea che le regole valgono solo per gli altri. Ecco chi davvero dovrebbe vergognarsi».
Questa è una storia tutta italiana di politica e giustizia, questa è la verità dell’ ex ministro del governo Prodi. Tornerà a sfidarsi con De Magistris, ma non nelle aule di tribunale bensì nelle urne alle Europee. Prima però vuole «saldare il conto» con l’ ex pm, suo accusatore ai tempi dell’ inchiesta «Why Not». Ed è anzitutto – così sostiene il fondatore dell’ Udeur – «un conto con la mia coscienza», il desiderio di «riscattare la mia dignità»: «Perché quando ho saputo che De Magistris si sarebbe candidato con l’ Italia dei Valori, ho capito tutto. È stata la chiusura del cerchio, la prova di una sorta di voto di scambio tra lui e Antonio Di Pietro». Mastella sostiene che «Di Pietro è stato regista di una operazione che aveva come obiettivo quello di farmi fuori dal dicastero della Giustizia. De Magistris mi ha azzoppato e ora ottiene in cambio la candidatura». In realtà sostiene Mastella che «De Magistris avrebbe voluto candidarsi già un anno fa, alle Politiche. Non è vero che rifiutò, fu Walter Veltroni a porre il veto. Erano ancora caldi i cadaveri politici di Prodi e del sottoscritto perché potesse entrare in lista. Sarebbe stato davvero troppo. Veltroni si limitò, e non fu poco, ad imporre l’ alleanza con l’ Idv che nessuno tra i dirigenti del Pd voleva». Sostiene Mastella di esser stato «nel centro del mirino» fin da quando iniziò a svolgere il ruolo di Guardasigilli: «C’ era chi non voleva che finisse il conflitto tra la politica e la magistratura. Quello era invece il mio obiettivo, a quello lavoravo, per questo sono stato colpito». Mastella sostiene di «aver le prove» sul neo candidato dipietrista: «Ho le prove, sono pronto a portare nell’ aula di un qualsiasi tribunale la testimonianza di una persona che era vicina a De Magistris durante l’ inchiesta “Why Not”. Questa persona gli sentì dire che “Mastella non c’ entra nulla nell’ inchiesta. Ha solo in mano il cerino mediatico”». Con il cerino della giustizia in effetti Mastella si bruciò. Allora disse che sarebbe tornato in politica, e ora che si prepara a correre per l’ Europarlamento nelle liste del Pdl, si avverte dal tono della voce che è incattivito. «Chi c’ è passato può capire cosa si prova quando si viene lasciati soli. E io fui lasciato solo, nessuno mi diede solidarietà, né Romano (Prodi) né Massimo (D’ Alema). L’ azione di governo andava male e tutto veniva scaricato su di me. Avevano trovato il capro espiatorio. Lasciarono che venissi massacrato». Mastella ammette di non aver ancora superato lo choc di quei giorni. «Ricordo quando da Michele Santoro, ad Annozero, venne resa pubblica un’ intercettazione tra me e Antonio Saladino, il dirigente della Compagnia delle Opere considerato il crocevia dell’ inchiesta. In trasmissione passò solo una frase monca: “Fatti autorizzare”. De Magistris conosceva il resto della frase, pronunciata alla vigilia delle elezioni del 2006. Io dissi a Saladino: “Fatti autorizzare a votare per me, visto che il centrodestra perderà”. Ma nessuno, tantomeno De Magistris, lo precisò». «Manipolazione a parte – sostiene Mastella – come mai nei tabulati sono rimaste solo le mie telefonate con Saladino e non quelle di Di Pietro e di altri suoi uomini di partito? Perché io sarei un mascalzone mentre Di Pietro passa per un moralizzatore? Eppure lui negò di conoscere Saladino, finché non fu costretto dall’ evidenza dei fatti ad ammetterlo. Anzi, lui voleva addirittura candidarlo nell’ Idv». Mastella sostiene che non avrà pace «finché non tornerò in possesso del mio onore, che De Magistris continua a calpestare. In una delle sue sessantaquattro deposizioni alla procura di Salerno ha fatto mettere a verbale infamie contro di me. Lo rincorrerò dappertutto, anche a Strasburgo se verrà eletto. E gli chiederò di accettare la sfida: se trovassero davvero qualcosa sul mio conto, lascerei un minuto dopo la politica. Altrimenti – sostiene Mastella – dovrebbe farlo lui». Francesco Verderami Il magistrato scende in politica Il personaggio Pm a Catanzaro e giudice a Napoli La carriera e gli scontri Il magistrato Luigi De Magistris, 41 anni, è entrato in magistratura nel 1995. In servizio dal 1998 presso la Procura della Repubblica di Napoli, nel 2002 è diventato sostituto procuratore della Repubblica a Catanzaro. Il 18 gennaio 2008, a seguito di un provvedimento disciplinare emesso dal Csm, viene trasferito di sede e funzione, passando al tribunale del Riesame di Napoli Le inchieste Da pm si è occupato principalmente di reati contro la pubblica amministrazione. Negli ultimi anni ha indagato su politici, amministratori, imprenditori, funzionari e magistrati lucani nella cosiddetta inchiesta «Toghe Lucane», oppure sugli intrecci tra criminalità e mondo degli affari nell’ inchiesta Poseidone, ma è stata l’ inchiesta Why Not, sui presunti addentellati politici di una loggia massonica coperta, a sollevare un grave scontro istituzionale L’ avocazione Il 19 ottobre 2007 il procuratore generale reggente di Catanzaro, Dolcino Favi ha avocato, per presunta incompatibilità, l’ inchiesta, sottraendola a De Magistris, accusato di aver messo sotto indagine alcuni suoi colleghi e il suo capo Mariano Lombardi Colleghi nel governo Prodi