I Ros perquisiscono gli uffici di Genchi. Il commento di Travaglio
Stampa questo articolo(Corriere della Sera del 14 marzo 2009)
- I carabinieri del Ros, su disposizione della Procura della Repubblica di Roma, hanno perquisito gli uffici e l’abitazione di Gioacchino Genchi, il superconsulente dell’inchiesta «Why Not». Gli uffici visitati dai militari sono quelli di piazza Principe Camporeale, a Palermo, e quello della caserma di polizia “Lungaro”, dove Genchi lavora da circa un mese (da quando è rientrato nel corpo della polizia di Stato). L’esperto informatico, indagato per abuso d’ufficio e violazione della privacy, è arrivato solo in tarda serata nei suoi uffici, di ritorno da Milano.
REAZIONE – «Finalmente sono usciti allo scoperto e hanno gettato la maschera…» ha dichiarato Genchi, accompagnato dal suo legale, l’avvocato Fabio Repici. «Secondo il pm – spiega Genchi – avrei eseguito delle violazioni nell’accesso dell’anagrafe tributaria, in particolare a Parma, Milano e Roma. Cosa posso dire? Finalmente sono usciti allo scoperto». E il suo legale Repici aggiunge: «La perquisizione è nata da una segnalazione della Procura di Marsala. Credo di non dover aggiungere altro. Basti ricordare chi è il procuratore di Marsala…». Il riferimento è al procuratore capo Alberto Di Pisa. Sembra che Genchi abbia eseguito alcuni controlli nell’anagrafe tributaria di due persone che sarebbero risultate estranee agli accertamenti che stava eseguendo. Tutto ciò sarebbe stato reso possibile con una password assegnata su richiesta dei pm di Marsala. Genchi, in passato, aveva lavorato spesso con la Procura di Marsala nell’inchiesta sulla sparizione della piccole Denise Pipitone.
L’INCHIESTA – Le perquisizioni a Gioacchino Genchi sono state disposte per verificare se i dati e i tabulati riguardanti parlamentari siano stati acquisiti in violazione della legge Boato. È quanto si precisa alla Procura della Repubblica «al fine di evitare allarmismi e strumentalizzazioni». La perquisizione è stata disposta per verificare se nell’acquisizione delle intercettazioni di appartenenti ai Servizi di sicurezza siano state violate le procedure previste dalla legge per la formale opposizione del segreto di Stato e per la sua conferma o meno da parte del presidente del Consiglio. Le perquisizioni inoltre sono state disposte per verificare se ci siano state accessi indebiti e abusi nell’anagrafe tributaria. L’indagine come noto riguarda appunto questa anagrafe e anche la vicenda ‘Why not’.
«PORCHERIE DEI ROS» – In precedenza, Genchi aveva già respinto le accuse secondo le quali avrebbe “tracciato” milioni di utenze. «Erano poco più di settecento» afferma il consulente dell’ex pm, Luigi De Magistris, in un’intervista sul settimanale ‘Left’. Respinte anche le accuse lanciate da Francesco Rutelli, presidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica): «Mai fatta un’intercettazione in vita mia – assicura Genchi. – Anzi no, una l’ho fatta, quando mi sono ritrovato ad ascoltare per errore una conversazione fra mia moglie e sua madre». «Si sono voluti pulire i coltelli perché è dal 1989 che mi imbatto in porcherie fatte dal Ros. Mi hanno voluto colpire per quello che rappresento e ho rappresentato, e per il ruolo che ho avuto all’interno della polizia di stato». «Tutti i soggetti a cui sono stati trovati paramenti massonici – aggiunge – sono stati sempre prosciolti. De Magistris, e nel mio piccolo forse anche io, ha avuto il primato di individuare delle logge, delle consorterie massoniche che poi possono chiamarsi Compagnia delle opere o Opus dei». Genchi conclude parlando degli effetti della sua partecipazione alla trasmissione televisiva Matrix: «Sarà un caso – afferma – ma dopo la mia partecipazione a Matrix, Mentana è stato costretto a dimettersi».
13 marzo 2009
*************************
(Da L’Unità – 15 marzo 2009)
“Trovato il mostro: è Genchi”
di Marco Travaglio
Alla Procura di Roma, come pure nel Ros dei Carabinieri, lavorano anche magistrati e investigatori di prim’ordine. Ma ci vorrebbe la penna di un Camilleri per raccontare il tragicomico “caso Genchi”. Genchi, per le sue consulenze per le Procure di Catanzaro e di Marsala svolte a Palermo, è indagato e perquisito dalla Procura di Roma, che non ha competenza a occuparsi di eventuali reati commessi a Catanzaro, a Marsala e a Palermo. La perquisizione è affidata al Ros, noto a Palermo per non essere riuscito a perquisire (anzi per essere riuscito a non perquisire) il covo di Riina nel ‘93 e quello di Provenzano nel ‘96. Stavolta finalmente ci è riuscito: dipende dal nome dell’indagato. I pm romani sostengono di aver preso solo atti relativi a “Why Not”. Bugia: il Ros ha asportato l’intero server del consulente, con gli originali di indagini riservatissime di numerose Procure, anche su uomini del Ros. A denunciare Genchi, oltre ai magistrati di Catanzaro (indagati a Salerno grazie anche al lavoro di Genchi), è stato Alberto Di Pisa, neo procuratore di Marsala, dove Genchi lavorava sulla scomparsa della piccola Denise Pipitone. Di Pisa era un nemico acerrimo di Falcone, sulla cui morte Genchi ha indagato a lungo. La Procura di Roma che indaga su Genchi è la stessa che ha usato e usa tuttora Genchi come consulente; e che tiene in carcere, con accuse che cambiano ogni mezz’ora, due rumeni arrestati per lo stupro che non han commesso alla Caffarella. Modesta proposta: nominare Genchi consulente per scoprire lo stupratore; oppure incriminare Genchi per lo stupro della Caffarella.