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Riciclaggio di denaro sporco per aprire bar e locali in centro storico. A Salerno.

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banconote(Da Il Corriere del Mezzogiorno del 5 marzo)
Riciclaggio di denaro sporco, perquisiti due locali della movida salernitana.
Collusioni tra imprenditori e malavita sullo sfondo del by night al centro dell’inchiesta della Guardia di Finanza
SALERNO – Ufficialmente non avevano più alcun legame. Invece, per la Procura di Salerno, i contatti tra imprenditori salernitani e la ‘ndrangheta della Piana di Sibari non si erano mai interrotti. Tanto da mettere su numerose attività economiche, utili a reinvestire denaro illecito. Due noti bar di Salerno, il caffè Verdi al Parco Arbostella e il bar Canasta di piazza della Concordia, perquisiti dal nucleo tributario della guardia di finanza diretto dal maggiore Francesco Mazzotta, il titolare dei bar e il cugino di Mercato San Severino del boss calabrese Luigi Giuseppe Cirillo finiti nel registro degli indagati (un altro solo perquisito) con l’accusa di riciclaggio di denaro sporco e sei persone raggiunte da un decreto di perquisizione, considerate prestanome degli imprenditori collusi con l’organizzazione criminale calabrese: è questo il primo risultato di un’indagine coordinata dal pm della Direzione distrettuale antimafia di Salerno, Antonio Centore, con la supervisione della Direzione nazionale antimafia, e che troverebbe il suo epicentro nella Valle dell’Irno (Mercato San Severino, Castel San Giorgio e Siano) con un giro di affari di svariati milioni di euro.

L’inchiesta parte nei primi anni ’90, quando nella Piana di Sibari a dettare le regole del mercato illecito era Giuseppe Cirillo a capo di un’organizzazione criminale molto potente che, qualche anno dopo, fu messa sotto scacco dalla magistratura calabrese. Con l’arresto e il pentimento del figlio del boss, Luigi Giuseppe, attualmente detenuto presso il carcere di Pescara. È il pentito la chiave di volta delle indagini, tanto da permettere alla procura di Salerno di riaprire una pista investigativa già seguita all’epoca dal pm Filippo Spiezia. Ed accertare che, nonostante la detenzione, il boss continuava a impartire regole all’esterno. Ascoltato più volte anche dal sostituto procuratore Centore, l’uomo ha consentito alla magistratura di tessere un nuovo quadro dei presunti affari illeciti pattuiti sull’asse Salerno-Sibari. Con la concentrazione degli investimenti illeciti a Salerno. E l’apertura di piccole torrefazioni e bar in varie zone del capoluogo. Il denaro, poi, sarebbe stato filtrato anche attraverso le attività di noleggio dei videopoker e le agenzie della security dei locali notturni della movida salernitana. Al vaglio degli inquirenti sono finiti i libri contabili e i conti correnti delle nuove attività commerciali finite sotto inchiesta.

Angela Cappetta
05 marzo 2009

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