Focolai Covid19 a Benevento in uffici del Comune, della Regione e nel Centro per migranti, la ASL deve spiegare come li gestisce.
Stampa questo articoloI cittadini tenuti a rispettare i divieti e l’obbligo di uso della mascherina anche all’aperto, hanno il diritto di sapere cosa fanno le autorità competenti per isolare i focolai di contagio e con quale logica decidono a chi fare i tamponi e quando imporre la quarantena per i “contatti con casi positivi”.
Comunicato stampa del 28 settembre 2020
Durante la prima emergenza Coronavirus mentre le autorità varie (Governo, Regione, Sindaco) chiudevano uffici, attività commerciali, aziende private ed imponevano a tutti misure per limitare gli spostamenti, si sviluppavano pericolosi focolai che nessuno controllava ed isolava efficacemente.
Per questo motivo, nella cosiddetta fase2, tutti sono stati obbligati a comunicare il proprio numero di telefono al momento di accedere in vari luoghi aperti al pubblico (ristoranti, lidi balneari, uffici, ecc) per consentire, in caso di eventuale successivo accertamento di positività al Covid19, di effettuare la cosiddetta tracciabilità, cioè individuare le persone che avevano avuto contatti con il caso accertato nei 14 giorni precedenti.
A Benevento, però, ci sono nuovi focolai ma non si capisce se e come la ASL effettua il tracciamento.
Al Comune di Benevento un lavoratore della segreteria del sindaco è risultato positivo al Covid19 e a distanza di qualche giorno almeno 8 persone dello stesso nucleo familiare sono risultate contagiate. La segretaria generale dell’Ente ha segnalato 31 tra dipendenti ed amministratori che hanno avuto contatti con il dipendente positivo ma la ASL ha messo in quarantena un solo lavoratore e non ha effettuato immediatamente i tamponi. Alcuni test sono stati eseguiti presso un laboratorio privato di Sannio Tech ma non è chiaro quale sia il valore ufficiale di tali esami.
Un vigile urbano dello stesso Comune di Benevento è risultato positivo al covid19 e in questo caso il comandante Bosco, trasformatosi in investigatore virologo, ha dichiarato che il contagio è stato contratto fuori servizio, durante una festa. Nei giorni successivi circa 10 partecipanti a quella cerimonia presso un ristorante fuori città sono risultati positivi ma la ASL non ha messo in quarantena nessun vigile urbano (tutti utilizzati per servizio presso i seggi elettorali), neppure quelli che avevano lavorato con il caso positivo nei 14 giorni precedenti.
Negli uffici della Regione Campania in via Santa Colomba, tre dipendenti sono risultati positivi al Covid ma i 10 colleghi a contatto stretto non sono stati collocati in quarantena dalla ASL che li ha convocati per il tampone dopo una settimana. I lavoratori interessati sono in isolamento volontario ed hanno dovuto fare i tamponi a proprie spese presso un laboratorio privato.
Il focolaio forse più grave è scoppiano nel Centro per migranti di via Cocchia al rione Libertà. Dal 24 settembre tutti gli ospiti sono stati rinchiusi in isolamento insieme ad alcuni positivi ma le avvisaglie c’erano già da almeno una settimana.
Infatti, la ASL già il 19 settembre sapeva ufficialmente che il gestore-direttore era positivo al Covid. Quindi c’erano già da diversi giorni sintomi e sospetti ma non si capisce cosa ha fatto la ASL magari per accertare con tamponi immediati se i quaranta ospiti della struttura erano contagiati oppure se si poteva già attrezzare un altro luogo per limitare il focolaio.
Il 20 settembre è stato accertato un altro caso positivo ed il 24 altri quattro, tutti rinchiusi nella struttura insieme agli altri ospiti controllati a vista dalle forze dell’ordine.
Perché i controlli non sono fatti prima? Perché dopo il contagio accertato del gestore non sono state organizzate le quarantene assistite ? Perché solo dopo le proteste degli ospiti del centro sostenuti dagli abitanti del quartiere è stato deciso il trasferimento e la assistenza dei casi positivi?
I dirigenti della ASL devono dare adeguate spiegazioni. (nella foto il Direttore Generale Gennaro Volpe)
La presidente Sandra Sandrucci