Tetracloroetilene, industria non può usare l’acqua del pozzo contaminato per produrre alimenti, invece i cittadini costretti ad usare la stessa acqua per bere e cucinare
Stampa questo articoloChiuso per la presenza di Tetracloroetilene il pozzo di uno stabilimento industriale al rione Ferrovia, rimangono invece aperti i pozzi utilizzati dalla Gesesa per fornire acqua ai rioni Ferrovia, Libertà e Centro Storico contaminati dallo stesso inquinante. Tace l’assessore all’ambiente Gerardo Giorgione.
Comunicato stampa del 16 settembre 2020
L’amministratore di uno stabilimento industriale del rione Ferrovia ha comunicato il 31 agosto scorso alle autorità competenti che nel proprio pozzo è stata accertata la concentrazione di 1,28 microgrammi/litro Tetracloroetilene oltre la Soglia di Contaminazione stabilita per legge di 1,1 microgrammi/litro. Pertanto, lo stabilimento industriale ha comunicato che non utilizzerà l’acqua del pozzo per la produzione di alimenti.
Invece viene è ancora servita agli abitanti dei quartieri Ferrovia, Libertà e Centro Storico per bere e cucinare l’acqua dei pozzi di Pezzapiana e Campo Mazzoni dove è stata accertata la presenza del pericoloso inquinante in concentrazioni di 2,27 e 2,67 microg./litro, cioè il doppio di quelle riscontrate nel pozzo dello stabilimento industriale appena chiuso.
Il sindaco Mastella e il presidente dimissionario della Gesesa, Luigi Abbate, continuano a dire che quell’acqua contaminata è buona anche da bere perché non ha ancora superato il Limite di potabilità di 10 microgrammi/litro. Altrabenevento insiste, invece, nel ricordare che la qualità dell’acqua si misura, innanzitutto, dalla qualità della falda prima ancora dell’acqua di superficie.
E’ accertato scientificamente, infatti, che il Tetracloroetilene è un inquinante pericoloso e potenzialmente cancerogeno anche perché può trasformarsi in altri composti ancora più tossici. Nell’acqua profonda si può trasformare in Cloruro di Vinile (come ha comunicato anche la soc. Artea incaricata dal Comune di Benevento) e nelle acqua di superficie può subire diverse trasformazioni anche per l’aggiunta di cloro utilizzato per la potabilizzazione.
A febbraio e marzo 2019 fu l’ARPAC a trovare proprio nell’acqua dei pozzi di Pezzapiana e Campo Mazzoni concentrazioni di Triclorometano (normalmente conosciuto come Cloroformio) di tre o quattro volte superiori alla Soglia di Contaminazione. In qual caso fu proprio l’Agenzia Regionale Protezione Ambientale a scrivere nei rapporti di prova “Si rappresenta che il Triclorometano è un prodotto del processo di clorazione”
Del resto è chiaro che per la qualità dell’acqua servita alle famiglie per bere o produrre alimenti, non si può solo fare riferimento alla potabilità perché in tal caso non sarebbero necessari tutti i costosi accertamenti sulle acque profonde che si stanno effettuando, seppure a rilento, da circa due anni (esami nei pozzi pubblici e privati del rione Ferrovia, esami in acqua di falda attraverso i pozzi piezometrici appositamente scavati, conferenze dei servizi) che hanno accertato la CONTAMINAZIONE delle acque profonde da Tetracloroetile.
Vogliamo ricordare a Luigi Abbate, nominato dal sindaco Mastella nel consiglio di Amministrazione della Gesesa insieme a Antonio Orafo e Alessandra Itro per rappresentare gli interessi dei cittadini di Benevento, che prima delle denunce di Altrabenevento di novembre-dicembre 2018, l’azienda idrica attestava di aver sempre trovato nei pozzi di Pezzapiana e Campo Mazzoni TRACCE INSIGNIFICANTI di Tetracloroetilene.
Poi, dopo le nostre denunce, tutti i laboratori pubblici e privati che hanno esaminato le acque profonde nei due pozzi hanno trovato concentrazioni superiori di 3-4 volte la soglia di Contaminazione. Per questo motivo e per i pericoli di trasformazione del pericoloso inquinante, i pozzi dovevano essere chiusi (come richiesto a maggio 2019 anche dall’ufficio Ambiente della Regione Campania- sede di Benevento) e monitorata costantemente la qualità della falda.
Invece, incredibilmente, gli ultimi esami sono stati effettuati da Artea e dall’Arpac ad ottobre 2019 quando la presenza del pericoloso inquinante oltre la Soglia di Contaminazione fu accertata per l’ennesima volta nei pozzi di Pezzapiana e Campo Mazzoni, in 4 pozzi privati e 5 pozzi piezometrici appositamente scavati.
Poi, nonostante la accertata contaminazione, da allora, cioè da circa un anno, nessun esame nell’acqua di falda è stato più effettuato.
Alcuni esami sono stati effettuati dal laboratorio Tecnobios (società con quote di proprietà di Maria Carmela Mignone, assessore della giunta Mastella) su incarico della Gesesa ma non si comprende se riguardano acque profonde o acqua di rubinetto.
Infatti, sul sito dell’azienda idrica alla voce “Qualità” compaiono “Le tabelle della qualità dell’acqua dei due pozzi che servono parte della città di Benevento” con tre documenti: “Pozzi Pezzapiana-Biferno-Campo Mazzoni2″, “Pozzi Pezzapiana-Biferno”, “Pozzi Pezzapiana”.
Il riferimento al Biferno lascia intendere che si tratta di acqua miscelata e quindi misurata in rete e non in profondità. Gli ultimi risultati sono relativi ad esami di aprile 2020, 5 mesi fa, e riportano la presenza di Tetracloroetilene per valori tra 2,21 e 2,27 (acqua miscelata di due pozzi) e 2,67 acqua pozzo di Pezzapiana non miscelata. Si tratta sempre di valori oltre la Soglia di Contaminazione di 1,1 microgrammi/litro.
Non risulta che siano stati effettuati esami per accertare i valori di Cloruro di Vinile o Cloroformio sostanze inquinanti anche risultati da trasformazione del Tetracloroetile.
Insomma, i dati forniti da Gesesa sulla qualità dell’acqua sono parziali e contraddittori nonostante l’azienda idrica sia tenuta a fornire informazioni precise sulla risorsa servita alla città e pagata a caro prezzo.
Abbate che si è sempre particolarmente impegnato per sponsorizzare eventi e organizzare manifestazioni di propaganda anche nelle scuole, dovrebbe spiegarci perché proprio sulla Qualità dell’Acqua la Gesesa fornisce informazioni confuse o incomprensibili.
Infine vogliamo ricordare a Luigi Abbate che quando proponemmo (dicembre 2018) di chiedere alla Regione Campania l’aumento della fornitura di acqua dal Biferno per alimentare tutta la città rispose che si trattava di una soluzione impossibile. Sostenne che la rete idrica non avrebbe sopportato l’aumento di fornitura e di pressione e che comunque non c’era la possibilità di servire acqua buona del Biferno alla parte bassa della città.
Abbiamo insistito e la fornitura di acqua dal Biferno è aumentata notevolmente ma viene utilizzata, solo in parte, per miscelare l’acqua dei pozzi di Pezzapiana e Campo Mazzoni senza neppure ridurre la contaminazione nei limiti di legge.
Dovè finita l’altra parte consistente di acqua del Biferno arrivata in città grazie alle nostre insistenze e alle firme di alcune migliaia di cittadini?
Ce lo spiega Luigi Abbate invece di pensare solo alla propaganda elettorale ?
Vorremmo anche sapere che ne pensa della qualità dell’acqua servita agli abitanti dei roni Libertà Ferrovia e Centro storico, l’assessore all’Ambiente Gerardo Giorgione.
La presidente Sandra Sandrucci