Abbattere il mamozio davanti al Duomo, il Consiglio di Stato ha annullato le delibere di autorizzazione. Aveva ragione il comitato civico.
Stampa questo articoloIl Consiglio di Stato ha annullato le delibere del consiglio comunale del 2004 e del 2005 relative alla approvazione dei progetti per la cementificazione di piazza Duomo.
Comunicato stampa del 28 febbraio 2020
Il Consiglio di Stato con la sentenza n. 1009 del 10 febbraio 2020 ha confermato la sentenza del Tar Campania n. 9974 del 2007 e di conseguenza ha annullato le delibere di consiglio comunale n. 44 del 28 ottobre 2004 e n. 16 del 22 marzo 2005 con le quali era stato approvato il progetto per la realizzazione del museo davanti alla Cattedrale.
Nella sentenza si fa riferimento al Piano Particolareggiato e al Piano Regolatore che prevedevano la costruzione di un piccolo fabbricato, lungo via Pasquali, in modo da consentire la realizzazione di una piazza pubblica davanti alla Cattedrale (vedi foto). Gli strumenti urbanistici furono però, stravolti dalla amministrazione Viespoli per consentire la cementificazione sull’intera area. Nel 1999, su proposta dell’allora assessore all’urbanistica, Giuseppe Iadicicco, fu autorizzata la costruzione del palazzo del Consorzio Cepid sul lato della piazza e poi nel 2004/2005 fu autorizzata la costruzione di un palazzo pubblico, che Iadicicco definì “piazza coperta al posto del vuoto desolante”, proprio davanti alla facciata medievale, su suoli privati mai ceduti al Comune.
A seguito della contestazione di violazioni edilizie e di ricorsi presentati dai condomini dell’edificio preesistente (angolo tra Corso Garibaldi e Corso Vittorio Emanuele), la costruzione dell’edificio privato è stata da tempo interrotta e anche il palazzo pubblico non è stato completato nonostante ingenti finanziamenti regionali.
Contro la cementificazione di Piazza Duomo nei primi anni del 2000 si adoperò un comitato civico coordinato dal compianto avvocato Francesco (Ciccio) Romano, di cui facevano parte, tra gli altri, Gennaro Santamaria, oggi dirigente del Comune di Benevento, e Gabriele Corona, ex presidente di Altrabenevento che per molti anni ha continuato a denunciare la illegittimità di quegli edifici.
Adesso, dopo la sentenza del Consiglio di Stato, il sindaco Mastella, che qualche volta ha definito mamozio quel palazzo ma poi ha continuato a chiedere soldi alla Regione per completarlo, e gli assessori Pasquariello e Reale, convinti sostenitori di quella cementificazione, e il dirigente Antonio Iadicicco devono avviare subito il procedimento amministrativo per abbattere il palazzo Cepid e l’edificio pubblico sui suoli privati per realizzare la piazza davanti alla Cattedrale.
L’Amministrazione comunale deve infine prendere atto che quando si insiste per realizzare opere per interessi privati in dispregio alle norme e al buonsenso, come vorrebbero fare per il palazzo sul Terminal Bus, si rischia di realizzare mostri che rimarranno incompleti ed abbandonati con conseguente degrado.
Per Altrabenevento, Sandra Sandrucci