CIVICO 22, un grande occasione, ma attenzione a grandi opere e corruzione.
Stampa questo articoloBenevento, 14 dicembre 2019
Angelo Moretti, Ettore Rossi, Pasquale Basile, Pasquale Orlando promotori/fondatori di CIVICO 22.
Mi sono iscritto ai laboratori di Civico 22 perché condivido le vostre intenzioni ma non ho sottoscritto il Manifesto che contiene dichiarazioni di principio sicuramente accettabili, ma indica già precise opzioni per lo sviluppo economico della città che invece dovrebbero essere oggetto di una preventiva discussione partecipata.
Mi riferisco, soprattutto, alla parte relativa alla Alta Capacità e Velocità Ferroviaria presentata come fondamentale e prioritaria per la crescita di Benevento e addirittura come “prima grande opera italiana progettata rispettando princìpi di sostenibilità economica, ambientale e sociale”.
In verità mi sembra che questa convinzione, che non condivido affatto, sia il risultato di una analisi datata sul ruolo della città, in particolare perchè dopo diversi decenni si ricorda che Benevento “è stata tagliata fuori dal mainstreming autostradale eppure è rimasta centrale nei collegamenti tra Tirreno ed Adriatico”.
Sostenere ancora oggi che “Benevento è candidata a rafforzare la sua posizione di baricentro tra la Campania e la Puglia” porta inevitabilmente ad esaltare, oltre misura, il progetto di Alta Capacità ferroviaria e ripetere gli stessi errori delle classi dirigenti del passato che di fatto si sono limitate a gestire i finanziamenti per grandi opere.
Non è un caso che nelle ultime settimane proprio i grandi lavori previsti per tale opera sono stati al centro delle attenzioni dei costruttori edili (quelli che subiscono senza fiatare la strana concorrenza di altri imprenditori privati di provincie confinanti e pensano di rifarsi con gli appalti pubblici), degli industriali che devono decidere come schierarsi alle prossime elezioni e dei politici di centro-destra e di centro sinistra, indifferentemente.
Anche per questo, CIVICO 22 dovrebbe riflettere sulla cultura delle “grandi opere” e sui risultati che essa ha prodotto in questa città.
Si pensi, quantomeno, al disastro degli assi interquartieri; alle tante incompiute; alla “sperimentazione” del CISEB; alle infrastrutture inutili della zona industriale; al parco Cellarulo; ai mancati espropri dei terreni che hanno prodotto grandi affari per certi avvocati e il dissesto del Comune; alle urbanizzazioni mai consegnate alla città; all’Ipermercato al posto del parco fluviale; alla grande speculazione edilizia e gli appalti pilotati con l’inevitabile strascico giudiziario.
E si pensi ai progetti in corso per abbattere e ricostruire il palazzo ex INPS o per edificare sul terminal bus dell’ex collegio La Salle, o al progetto per la “potabilizzazione” della diga di Campolattaro, affidato ad “Acqua Campania spa” la stessa che lavora senza gara per portare a Benevento l’acqua dei pozzi di San Salvatore Telesino in sostituzione di quella del Biferno.
Confermo la mia disponibilità a discutere ed approfondire i temi proposti da CIVICO 22 e ringrazio i promotori per l’invito, ma insisto nel chiedere che il Manifesto di intenti non abbia già al suo interno opzioni per lo sviluppo predeterminate e che, oltre le suggestioni urbanistiche, si rifletta, finalmente, anche sulla corruzione, lo spreco di denaro pubblico o il riciclaggio di denaro sporco prodotti dalla “cultura” delle grandi opere che da troppo tempo “inquina” la vita democratica di questa città.
Gabriele Corona