Composti canceroni in aggiunta al tetracloroetilene a Benevento. GESESA riconosce il “rischio sanitario” ma i pozzi non chiudono.
Stampa questo articoloAltrabenevento e Comitato Qualità dell’Acqua a Benevento
Mercoledì 25 settembre, ore 16.00 – Consorzio SALE DELLA TERRA- Via S. Pasquale, 49 (angolo via dei Longobardi) – Benevento
CONFERENZA STAMPA
- Le concentrazioni di tetracloroetilene trovate in 10 pozzi, pubblici e privati, di Benevento fino a 9 volte la Soglia di Contaminazione dimostrano che la falda è inquinata;
- Aumentano anche i composti Alifatici Alogenati Cancerogeni;
- La GESESA riconosce che c’è “rischio sanitario” ma mischia le acque e le carte;
- La Conferenza dei Servizi prende atto della contaminazione ma si limita a decidere altri esami per altri sei mesi, senza chiudere i pozzi di Pezzapiana e Campo Mazzoni che servono i rioni Ferrovia, Libertà e Centro Storico;
- Tetracloroetilene a 7,7 microgrammi/litro (Soglia 1,1 microgrammi/litro) anche in un pozzo di Ponte Valentino;
- Esposto al Ministro della Salute, ai NAS e ai NOE.
Gli esami effettuati da novembre 2018 ad oggi da ARPAC e dai laboratori privati di Gesesa e aziende pubbliche e private confermano la presenza di tetracloroetilene ben oltre la Soglia di Contaminazione (1,1 microgrammi/litro) nei tre pozzi utilizzati da Gesesa per servire acqua alla parte bassa della città, nei quattro pozzi piezometrici scavati da ARTEA srl su incarico del Comune e nei pozzi privati di Alberti, Incas e Ferrovie dello Stato.
Nel pozzo di Alberti il pericoloso inquinante nel 2012 era arrivato a concentrazioni di 6,9 microgrammi/litro che ad agosto scorso si sono ridotte a 2,5 (Soglia 1,1 microgrammi/litro) ma sono state trovate anche concentrazioni di 6,7 microgrammi/litro di Bromoformio a fronte di un limite soglia di 0,3 e concentrazioni di Clorodibromometano pari a 1,1 microgrammi/litro (Soglia di Contaminazione 0,3 microgrammi/litro).
Si tratta di composti chimici pericolosi per la salute (Alifatici Clorurati Cancerogeni e Alifatici Alogenati Cancerogeni), già trovati anche nei pozzi di Pezzapiana e Campo Mazzoni, che possono derivare anche dall’aggiunta di cloro per disinfezione dell’acqua (ma anche in altri casi) in presenza di particolari sostanze organiche o inorganiche.
Nel pozzo di Trenitalia spa nell’area del deposito ferroviario, sono stati trovati a marzo scorso 9,75 microgrammi/litro di tetracloroetilene, quindi nove volte oltre la soglia di 1,1 microgrammi/litro e vicinissimo anche al limite di Potabilità di 10 microgrammi/litro. Nella stessa acqua (pozzo-serbatorio) sono stati trovati valori molto alti anche di Trialometani pari a 29,87 microgrammi/litro (Soglia di potabilità 30 microgrammi/litro).
Altrabenevento e Comitato Qualità Acqua hanno chiesto varie volte, anche al Prefetto, che fossero controllati i pozzi privati del rione Ferrovia che pescano nella stessa falda. A marzo scorso la Provincia, ente che autorizza l’emungimento dai pozzi, aveva chiesto all’ARPAC di effettuare questi controlli ma solo agli inizi di agosto sono stati fatti i prelievi a 4 pozzi. Perché non è stato controllato prima il pozzo delle ferrovie? L’area del deposito ferroviario nel 2003 risultò inquinata da idrocarburi ma il piano di bonifica non è mai stato approvato.
I composti chimici trovati anche nell’acqua di falda (Alifatici Clorurati Cancerogeni e Alifatici Alogenati Cancerogeni ) si possono formare o possono aumentare con l’aggiunta di cloro e quindi è importante il controllo delle loro concentrazioni nell’acqua che arriva agli utenti, ma questo controllo non risulta effettuato ad GESESA. Nelle tabelle di esame sulla qualità dell’acqua servita agli utenti, pubblicate sul sito della Gesesa, NON c’è alcun riferimento a composti Alifatici Clorurati o Alogenati cancerogeni e neppure al tetracloroetilene.
Nel corso della Conferenza dei Servizi del 18 settembre, il rappresentante della GESESA ha ammesso che occorre ridurre il rischio sanitario dovuto alla distribuzione dell’acqua dei pozzi di Pezzapiana e Campo Mazzoni ma si è limitato a comunicare che alla parte bassa della città viene anche servita acqua del Biferno ma senza spiegare come, a chi, e in quali concentrazioni.
Nonostante la gravità della contaminazione della falda la Conferenza dei servizi (Regione, Comune di Benevento, GESESA, Provincia, ARPAC e ASL) ha deciso di continuare gli accertamenti per altri sei mesi anche con lo scavo di altri pozzi piezometri per prelevare acqua di falda, ma non ha deciso la chiusura dei tre pozzi tuttora utilizzati per servire la parte bassa della città.
Invece il Testo Unico Ambientale impone in questi casi la messa in sicurezza e quindi l’immediata interruzione della fornitura di acqua contaminata ai cittadini dei rioni Ferrovia, Libertà e Centro Storico che attendono di ricevere l’acqua del Biferno, fornita dalla Regione in quantitativi sufficienti per chiudere almeno due pozzi utilizzati da GESESA.
Considerata la gravità della situazione Altrabenevento e Comitato per la Qualità dell’Acqua presenteranno nei prossimi giorni esposti al Ministero della Salute, ai carabinieri del NAS e del NOE.
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