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Reintegrata in mensa definitivamente la prima dipendente licenziata dalla Ristorò.

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Comunicato stampa di Altrabebevento  del 18 gennaio 2016

Il Giudice del lavoro respinge il ricorso della Ristorò, non poteva essere licenziata la dipendente che si era rifiutata di denunciare la collega che scattava foto alla pentolacce utilizzate nella mensa scolastica.

A febbraio del 2015 la società Ristorò della famiglia Barretta-Porcelli che gestiva il servizio di mensa scolastica, licenziò la dipendente Lucia Izzo, perché si era rifiutata di denunciare di aver visto una sua collega scattare le foto alle pentole indecenti utilizzate per cucinare la pasta per i bambini, gli anziani e i malati di mente, mostrate in un dossier di Altrabenevento.

La Izzo, chiamata in ufficio dalla presunta direttrice della mensa, Rossana Porcelli, e interrogata alla presenza di diversi testimoni tra i quali alcuni dipendenti e il consigliere comunale Nino Fiore mentre il colloquio veniva registrato a sua insaputa, non denunciò la collega.

Qualche giorno dopo, la stessa presunta direttrice si recò a casa della dipendente per chiederle di firmare una dichiarazione precompilata con la quale avrebbe dovuto accusare la collega che aveva scattato le foto, altrimenti la mensa sarebbe stata chiusa e tutti i dipendenti sarebbero rimasti senza lavoro “per colpa sua”. Lucia Izzo non cedette al ricatto e qualche giorno dopo fu licenziata. L’episodio è stato raccontato anche con la video-inchiesta “Qui vengono confezionati i pasti per i bambini tra vermi e insetti” del giornalista Antonio Crispino, pubblicata il 25 marzo scorso su Corriere.it.

La dipendente che era iscritta alla CISL, sindacato che non ha mai espresso neppure una attestazione di solidarietà, impugnò il licenziamento con l’assistenza di un legale privato, l’avvocato Maria Maio. A giugno scorso il giudice del lavoro, dott.ssa Claudia Chiarotti, ha ordinato alla società Ristorò la immediata reintegra della lavoratrice Lucia Izzo nel suo posto di lavoro perché “la ricorrente si è limitata a non riferire quanto a sua conoscenza in ordine al fatto che altri scattava fotografie, comportamento che non rientra tra i suoi doveri, posto che non è dovere del lavoratore relazionare su comportamenti- peraltro non palesemente illegittimi o illeciti- tenuti da altri”.

Ma la famiglia Porcelli-Barretta non si è arresa e alla fine di luglio, pur avendo già ceduto ufficialmente ”ramo di azienda” alla cooperativa Quadrelle 2001, ha presentato ricorso contro la decisione della dott.ssa Chiarotti ritenendo che il licenziamento doveva essere confermato perché quelle foto scattate in mensa avevano dato inizio ad una “campagna denigratoria” da parte di Altrabenevento che si era conclusa con la sospensione del servizio da parte del Comune.

Il 14 gennaio, il Giudice del Lavoro, dott.ssa Marina Campidoglio ha respinto il ricorso della Ristorò perché, tra l’altro, “la lavoratrice si è limitata a non riferire di aver visto altro lavoratore scattare foto, ma ciò non è in contrasto con l’elemento fiduciario, né sussiste un obbligo del lavoratore in tal senso, che può dirsi violato.”

Adesso aspettiamo le decisioni della Procura della Repubblica che a seguito della denuncia della Ristorò, indaga Gabriele Corona, presidente di Altrabenevento e il giornalista, Antonio Crispino, per diffamazione, calunnia e “violenza privata”, al fine di stabilire se essi si sono inventati la produzione di pasta e ceci con gli insetti, l’uso delle pentole indecenti mostrate nelle foto e la presenza di zolfo nei locali attigui alla mensa al fine di denigrare la Ristorò e la famiglia Porcelli-Barretta.

 

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