Utilizzo improprio di intercettazioni estranee all’indagine.
Stampa questo articoloLa stranissima indagine della Squadra Mobile sui rapporti tra clan Sparandeo e amministrazione comunale: non riconosce la “Rita” che proporrebbe un voto di scambio ma segnala intercettazioni che non provano niente.
La pubblicazione delle telefonate, soprattutto quelle di Umberto del Basso de Caro, intercettate nell’ambito dell’indagine sui rapporti tra il clan Sparandeo e l’amministrazione comunale di Benevento, pone diversi interrogativi: perché il sottosegretario non è stato indagato? L’errore di identificazione della “Rita” che voleva tornare all’ospedale Rummo in cambio di voti, ha pregiudicato le indagini?
Ci sono altre stranezze in questa indagine che debbono essere necessariamente chiarite. Ad esempio, la Squadra Mobile, il 30 settembre 2013, segnalava ai magistrati titolari dell’indagine che dall’attività investigativa erano emerse 3 nuove ipotesi di reato: 1) per la vigilanza del Settore servizi sociali del Comune; 2) per il presunto tentativo di corruzione operato dal sindaco Fausto Pepe che avrebbe offerto un posto da dirigente alla sorella del PM Tartaglia Polcini; 3) una fuga di notizie in ordine all’esecuzione di una serie di misure cautelari nell’ambito dell’inchieste “Mani sulla città”, del PM Antonio Clemente.
Per quest’ultimo caso, la Squadra Mobile inviava le trascrizioni di 6 conversazioni telefoniche intercettate tra il Sindaco Fausto Pepe e il sottoscritto, segnalato come: “dipendente comunale, gerente di una associazione Altrabenevento, che si occupa di commentare la politica locale così come i fatti di cronaca”. Aggiungendo che: “per quanto attiene Corona, è doveroso evidenziare che, recentemente, questi veniva chiamato in causa dall’ex Assessore ai Lavori Pubblici, Aldo Damiano, che in conferenza stampa lo ha accusato di manipolare la magistratura e gli organi inquirenti. Specificamente Damiano all’atto del suo insediamento in Giunta, veniva avvicinato, sempre a suo dire, da Corona che su mandato del Sindaco Pepe gli avrebbe detto cosa fare e come comportarsi nella gestione del proprio assessorato, al rifiuto di Damiano a sottostare a tale invito, Corona avrebbe indirizzato le indagini sia della Procura che della DIGOS contro lo stesso Damiano”.
Dopo siffatta presentazione, nella quale però la Squadra Mobile dimentica di ricordare che Damiano è poi stato arrestato ed ora è sotto processo per gravi reati contro la pubblica amministrazione, si passa alle intercettazioni.
La prima è del 5 gennaio 2013, quella mattina il Sannio Quotidiano aveva dato notizia di una richiesta della Procura della Repubblica per il rinvio a giudizio di 51 persona, sindaco compreso, con relativi provvedimenti restrittivi (arresti, obbligo di firma etc. etc.), nell’ambito di una inchiesta nata anche da una denuncia di Altrabenevento. Il sindaco Fausto Pepe, ritenendo per questo motivo che io potessi in qualche modo conoscere i provvedimenti dei quali parlava il giornale, mi chiede: “Hai letto il Sannio?”
Rispondo: “No… non l’ho letto… mi ha telefonato Luigi Barone, (vicedirettore del Sannio Quotidiano, ndr) voleva sapere io che penso della notizia che hanno scritto…ho detto <Io ancora non l’ho letto…che avete scritto?>… dice che hanno scritto che ci sono 51 indagati… <e chi ve l’ha detto?>”. Il giornalista mi risponde che lo avevano saputo dall’istruttoria, e io commento: “e io che cazzo ne so!… scusa tu lo scrivi e a me lo domandi? Io non lo so!”
Sia al giornalista che al sindaco in quella conversazione spiegavo che la notizia mi sembrava molto confusa, perché non si può contemporaneamente fare richiesta di rinvio a giudizio senza la comunicazione di chiusura indagini.
E quindi io avrei violato il segreto istruttorio? Un giornale pubblica una notizia, peraltro sbagliata, che io non conosco e che apprendo da altri. Anzi nella telefonata successiva, nel pomeriggio dello stesso giorno, quando il Sindaco mi richiama, io aggiungo “Io penso che il GIP si possa anche incazzare per questa storia!… perché insomma comunque è una fuga di notizie”. Sono io che denuncio la violazione di un segreto.
L’8 gennaio 2013 le famose misure cautelari vengono notificate agli interessati, tra i quali il Sindaco a cui viene imposto l’obbligo di dimora fuori dal Comune di Benevento.
Fausto Pepe, sempre ritenendo che come denunciante io potessi sapere qualcosa, mi chiama e mi chiede: “Ma tu, ti sei letto un poco il carteggio o no? Hai avuto modo?”.
Io rispondo: “No, purtroppo ancora non sono riuscito ad averlo”.
Dalla stessa intercettazione risulta chiaro che io ho poi chiesto e ottenuto il documento non dalla Procura o dalla DIGOS, ma dalla segreteria del Sindaco.
Nelle successive telefonate, la sera dell’8 gennaio e poi il 9 e l’11, Fausto Pepe mi riferisce che il Gip considerava quella indagine fatta male, perché il PM, Antonio Clemente, non aveva tenuto in considerazione le dichiarazioni dell’ex assessore Claudio Principe contro il sindaco. Mi spiegava che lo stesso Gip gli chiedeva attraverso il suo avvocato di dimettersi e che però a lui sembrava strana tale richiesta, non ritenendo di aver commesso reati tanto gravi da giustificare una tale decisione. Aggiungeva che le sue disavventure giudiziarie erano cominciate allorquando aveva deciso di rompere con Clemente Mastella.
Rispondevo che il Pubblico Ministero Antonio Clemente e la DIGOS avevano fatto un lavoro molto corretto, che quel magistrato a breve se ne sarebbe andato da Benevento perché non si fidava più di nessuno. Nel merito delle contestazioni della procura sui gravi casi di corruzione contestati, aggiungevo: “ti devo dire che leggendo le contestazioni fatte a D…che si faceva portare i soldi nel garage di casa…a B. …che si faceva dare i soldi con gli assegni e i lavori che si faceva fare a casa…a R. … insomma sono delle cose davvero incredibili, tecnici comunali che si sono prestati, è un quadro veramente inquietante e torno al vecchio teorema <Poteva il Sindaco non sapere che ci stavano queste storie…questo sistema?>… i casi descritti sono innumerevoli: funzionari…tecnici…amministratori…ex Assessori…casini…insomma soldi che vanno e vengono…guarda uno scenario veramente inquietante!”.
È stato questo lo stesso ragionamento che ho ripetuto nel corso di un’apposita conferenza stampa con la quale a seguito di quella indagine ho chiesto le dimissioni del Sindaco e dell’amministrazione nella sua interezza. Questi sono i contenuti delle 6 telefonate nelle quali proprio non comprendo quale sarebbe la mia responsabilità per violazione del segreto istruttorio o “fuga di notizie”, considerato che proprio dalle telefonate emerge chiaramente che non conoscevo affatto né l’articolo del Sannio Quotidiano, né l’ordinanza di provvedimenti restrittivi.
E allora non comprendo il senso e l’obiettivo dell’informativa della Squadra Mobile, che in un altro documento si preoccupa di segnalare ai magistrati una ulteriore telefonata. Il 23 febbraio 2013 il Sindaco mi chiedeva se ero andato a casa dell’Ing. Salvatore Zotti, dirigente del settore urbanistica del Comune per il quale lavoro, al quale avevano incendiato la porta di casa.
Spiegavo che, considerati i lievi danni, a mio avviso non si trattava di una ritorsione per un provvedimento assunto, quanto piuttosto di un avvertimento per qualche decisione o qualche atto da assumere.
Anche in questo caso, la Squadra Mobile scrive: “il gravissimo ed inquietante atto intimidatorio da ricondursi ad una chiara minaccia rivolta a Zotti… non può assolutamente passare inosservato, tanto è vero che il Sindaco, per conoscere i particolari, immediatamente si preoccupa di contattare Gabriele Corona, dipendente comunale ma soprattutto ex-giornalista di inchiesta, ex-presidente dell’associazione Altrabenevento, sempre puntualmente al corrente dei dettagli di qualsivoglia fatto di cronaca/politica”.
Proprio non capisco perché sono finito nel mirino della Squadra Mobile, e qual è il senso di queste relazioni sul mio conto e sull’attività di Altrabenevento. A chi danno fastidio?
Alla Squadra Mobile voglio anche chiedere di essere almeno un po’ più precisa nelle informative che mi riguardano: non sono ex-giornalista di inchiesta, perché non sono mai stato giornalista né mi sono mai presentato come tale; e dal 2007 sono invece presidente dell’associazione Altrabenevento.
Per Altrabenevento- Gabriele Corona