Il segretario della Uil Servizi fa finta di non conoscere il genero che sotto mentite spoglie difende la Ristorò.
Stampa questo articoloComunicato stampa del 24 gennaio 2015
Il falso genitore che difende la Ristorò è il genero del segretario provinciale della Uil commercio e servizi. Il Comune e la Asl devono chiarire perché si accorgono di anomalie e irregolarità solo dopo le denunce di Altrabenevento
Dopo un lungo ed imbarazzato silenzio la segreteria provinciale della Uil si è decisa ad esprimere la sua posizione sulla scandalosa gestione del servizio mensa per le scuole elementari e materne di Benevento. Fioravante Bosco e Ettore Alleva, segretario generale il primo e della categoria Uiltucs il secondo, dichiarano, candidamente, di essere interessati solo ai posti di lavoro senza considerare la qualità del servizio. I due confederali ritengono “poco credibile” che un loro delegato aziendale sia intervenuto, sotto falso nome, alla conferenza di Altrabenevento per difendere la Ristorò.
Noi confermiamo che il falso genitore, che è intervenuto con il nome di Angelo Del Grosso, si chiama in realtà Alfredo De Vita, lavora per la Ristorò come autista, è delegato sindacale della Uil ed ha sposato proprio la figlia di Ettore Alleva, che ora fa finta di non conoscerlo. Da questo genere di sindacalisti non ci si può certo aspettare che comprendano che il posto di lavoro si difende costringendo l’azienda a migliorare la qualità del servizio. Infatti i 1700 pasti previsti dal contratto tra Ristorò e Comune di Benevento si sono ridotti a 700 ben prima dell’intervento di Altrabenevento, poiché molti genitori avevano evidentemente già considerato il servizio scadente.
La Ristorò non si può limitare a sostenere che dai controlli di Asl e Comune non sarebbe risultato nulla di anomalo. Innanzitutto perché la ditta ha subito una prima condanna in sede penale, con una multa, per la presenza di capelli in un pasto servito in una scuola. Inoltre, la Ristorò non può negare che sono state accertate anche altre irregolarità (locali non idonei al momento del contratto, certificati di agibilità tuttora inesistenti, mancata bonifica del capannone attiguo utilizzato per la produzione di zolfo) di cui il Comune non si era accorto prima delle denunce di Altrabenevento. Per non parlare della Asl che non si è mai accorta che fino all’inizio di questo mese sono stati utilizzati pentoloni e scolapasta indecenti, di cui abbiamo mostrato le foto in conferenza stampa.
Confermiamo integralmente il contenuto del nostro dossier e quindi la presenza di insetti nella pasta e ceci, il brodo fatto con il dado che è vietato nelle mense scolastiche, le lavorazioni della carne, dei formaggi e dei salumi che non rispettano il contratto con il Comune, la mancanza di un abbigliamento idoneo per i lavoratori e la presenza in cucina di personale non autorizzato.
Per smentirci efficacemente, la Ristorò avrebbe dovuto convocare una conferenza stampa presso la mensa. Non lo ha fatto e addirittura ha vietato ai dipendenti di accedere in cucina con il proprio cellulare, per evitare che qualcuno scattasse delle foto.
Che cosa c’è da nascondere? Perché il Comune non ha attivato la commissione mensa, per consentire a genitori e professori di accedere liberamente a quei locali? La famiglia Barretta ci spiega che fine hanno fatto i materiali, le attrezzature e gli arredi bruciati nell’incendio del maggio 2013? Quale società garantisce oggi i requisiti tecnici e finanziari per la gestione del servizio di mensa, dopo che la Vivenda ha rescisso il contratto con la Ristorò e pignorato 60 mila euro?
Per Altrabenevento, Gabriele Corona